Bancarotta tra Italia, Inghilterra e Usa: La Guardia di Finanza sequestra 700mila euro

Il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza sta eseguendo un decreto di sequestro preventivo per un valore complessivo di circa 700mila euro nei confronti di 3 soggetti, indagati per reati fallimentari aggravati dalla transnazionalità.
Le investigazioni – si spiega in una nota – hanno consentito di rilevare come i 3 indagati abbiano cagionato il dissesto di una società con sede nella Capitale, poi trasferita a Genova qualche mese prima di essere dichiarata fallita, nel 2017, dal Tribunale di Roma con un passivo di 1,3 milioni di euro. In particolare, sono state ricostruite numerose condotte distrattive poste in essere nei giorni immediatamente antecedenti il conferimento della società, a titolo di aumento di capitale, nella compagine patrimoniale di un’ulteriore società romana di intermediazione operante nel ramo assicurativo, anch’essa, a sua volta, successivamente fallita.
In vista del conferimento, infatti, gli indagati hanno predisposto una serie di scritture private e atti di transazione fittizi con società italiane ed estere (con sede nel Regno Unito, Irlanda e Stati Uniti) riconducibili all’amministratore di fatto della fallita, con il solo scopo di far sorgere debiti in capo a quest’ultima, nonché di azzerare i crediti vantati dalla stessa nei confronti di imprese che – attraverso lo schermo di “prestanomi” – sono risultate riferibili comunque al predetto dominus.
Gli approfondimenti investigativi hanno fatto emergere una molteplicità di condotte fraudolente in danno della società fallita che – privata di ogni autonoma capacità finanziaria e patrimoniale – è stata depauperata dei suoi beni materiali e immateriali attraverso: la cancellazione di crediti vantati nei confronti di società italiane; prelievi di denaro ingiustificati; cessioni a prezzi irrisori di software a favore di una società di diritto inglese; la creazione di posizioni debitorie per prestazioni in realtà mai eseguite; sistematiche evasioni di imposta negli anni dal 2011 al 2016.
Inoltre, è stato accertato come l’amministratore di fatto della società decotta sia riuscito ad addebitare a quest’ultima i cospicui canoni di locazione e i lavori di manutenzione – per oltre 200mila euro – di un immobile a Londra, ove lo stesso dimora abitualmente con la sua famiglia.
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