Roma e l’hinterland immenso laboratorio criminale per le mafie tradizionali ed autoctone

“La capitale, provincia compresa, costituiscono un unicum nel panorama nazionale, una sorta di ‘laboratorio criminale’ nel quale le ‘mafie tradizionali proiettate’ convivono ed interagiscono con associazioni criminali autoctone, molte delle quali caratterizzate dall’utilizzo del metodo mafioso, secondo una continua ricerca di ‘equilibrio’ che tuteli lo scambio di utilità di ciascuno e sia garantito da un riconoscimento reciproco”. Così la Relazione semestrale della Dia al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati raggiunti.
“È opportuno chiarire che non si tratta di un fenomeno completamente nuovo. Contiguità funzionali al perseguimento di fini comuni sono rilevabili anche nel percorso criminale della ‘Banda della Magliana’, che già negli anni 70′ ed 80′ ha intrattenuto rapporti con esponenti di rilievo di organizzazioni mafiose, quali Cosa nostra e la camorra. Anche la ‘ndrangheta ha esportato, prima nel basso Lazio, da almeno due decenni, e poi anche a Roma, uomini e reti di relazioni”, sottolinea.
“Anche e soprattutto nella Capitale risultano infatti, da tempo, operativi sia aggregati criminali di matrice locale, che proiezioni di gruppi mafiosi calabresi, campani e siciliani, questi ultimi in grado di gestire qualsiasi tipo di illecito, rispecchiando le caratteristiche delle omologhe compagini delinquenziali operanti nei territori di elezione”, aggiunge.
“La coesistenza ed interazione, ultradecennale, tra diverse fenomenologie criminali ha dato vita ad uno scenario delinquenziale complesso ed eterogeneo, caratterizzato da elevata dinamicità. Nel tempo, alcune proiezioni mafiose si sono distaccate dai contesti di origine, divenendo autonome e indipendenti rispetto alla matrice di provenienza, mantenendo però struttura e metodi tradizionali che, importati sul territorio romano, sono stati assimilati dai gruppi autoctoni. La linea tendenziale che può essere acquisita attraverso l’analisi, è quindi quella di un progressivo allargamento del ricorso al ‘metodo mafioso’”, sottolinea.
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