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  • venerdì 2 maggio 2025

Denuncia della Caritas di Roma: “Più gente per strada, rimpallo tra le istituzioni

 


“Notiamo un forte aumento di persone accampate per strada, ma sembra che nessuno se ne accorga”. E’ la denuncia di don Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana di Roma, in una intervista ad Avvenire. “In questo periodo tutto il sistema dell’accoglienza si è inceppato. Non ci sono più state accoglienze in entrata, ma solo uscite e queste persone si stanno riversando sulla strada”. E non si tratta solo di immigrati. “Molti vivevano in maniera precaria, di lavoro nero, in più persone in casa, e non avendo più uno stipendio a causa del lockdown, l’unica scelta è la strada”.  “Ci stanno arrivando tantissime richieste di chi ci chiede di pagare l’affitto perché non ha più soldi. Sono disperati perché rischiano di finire per strada e per strada ne finiranno tantissimi. E quello che mi fa più male è sentire che crea disagio, non che è un dramma. Servirebbe uno scatto di dignità delle istituzioni. Ognuno ci metta qualcosa. Più volte abbiamo detto di essere disposti a fare la nostra parte ma non possiamo fare tutto noi. Fin quando non diventerà un problema di ordine pubblico o col rischio di un focolaio. E allora scatterà la caccia alle streghe. Non si tratta di fare uno sgombero ma di affrontare il problema, non sono rifiuti da portare da una parte all’altra della città”.  “Sono mesi che stiamo provando con Regione, Asl e Comune a istruire una pratica perché se non c’è qualcuno che si prende in carico di fare il tampone e chi predispone una struttura per l’autoisolamento, non riusciamo più ad accogliere, a meno di farlo in maniera incosciente. Roma non ha luoghi per questo. C’è stato un rimpallo tra le istituzioni. Abbiamo chiesto di convocare un tavolo e se individuano una struttura e le Asl fanno i tamponi, noi ci mettiamo la parte nostra, ci prendiamo in carico le persone. Ma non si riesce, sembra che ora siano altre le priorità. Così il segno più vistoso è la strada. E allora noi ci stiamo organizzando”.  “Nella nuova struttura di accoglienza di Villa Letizia, che ha più di cento posti, abbiamo riservato uno spazio apposta per l’autoisolamento. È stato uno sforzo straordinario. Ma la Asl deve fare i tamponi, non può chiederci di pagarli noi, e deve predisporre una struttura dove ospitare le persone in attesa delle analisi. Poi noi mettiamo a disposizione un piano di villa Letizia, dove ospitarli per 14 giorni, per poi trasferirli negli ostelli”. E cosa è stato fatto? “Per i senza dimora non si fa niente. Mi rendo conto che stiamo affrontando un problema nuovo, ma se non lo facciamo adesso, a settembre diventerà una situazione allucinante. Se a settembre si presenta alla mensa o all’ostello una persona con 37,5 come facciamo? Come faremo a rispondere ai tantissimi che verranno a bussare?”.


 


 

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