Case di riposo abusive e fuorilegge scoperte dalla Gdf ai Castelli Romani

Due case di riposo completamente abusive ricavate all’interno di dimore signorili situate ai Castelli Romani. Con almeno 16 ospiti poco e male assistiti da personale non qualificato, farmaci scaduti e alimenti avariati. E’ la scoperta fatta dai finanzieri del comando provinciale di Roma nel corso di indagini coordinate dalla procura di Velletri. A gestire le strutture due donne (M.E. di 53 anni e D.S. di 67 anni) – con precedenti per fatti analoghi – unitamente alla figlia della seconda, C.F. di 43 anni, tutte denunciate all’autorita’ giudiziaria per maltrattamenti e violazioni alla normativa sanitaria. Le fiamme gialle della Compagnia di Frascati, prima di far scattare il blitz, hanno dovuto monitorare a lungo i due luoghi, protetti da imponenti recinzioni che impedivano la vista dall’esterno. Al momento dell’ingresso all’interno della struttura di Velletri, priva di qualsiasi autorizzazione amministrativa e sanitaria, i militari hanno trovato tre anziani in precarie condizioni di assistenza, mentre nell’appartamento di Albano Laziale, in pessime condizioni igienico-sanitarie, erano ospitate sette persone in eta’ avanzata, una delle quali in un locale interrato, umido e privo di finestre. La situazione non era molto migliore per gli altri sei ospiti, le cui camere, sprovviste di riscaldamento, erano coperte di muffa. Una donna prossima ai 100 anni e non autosufficiente, dopo una visita medica da parte del personale del 118 intervenuto sul posto su richiesta dei finanzieri, e’ stata trasportata in un vicino ospedale per essere sottoposta ad accertamenti. Nelle due case di riposo sono stati trovati medicinali scaduti, alimenti privi di tracciabilita’ ed avariati e personale non qualificato per la somministrazione dei farmaci previsti dai piani terapeutici rilasciati dai medici di famiglia. L’incasso delle due strutture, stando alla documentazione acquisita e alle dichiarazioni rilasciate dai parenti degli ospiti, si aggirava per ciascuna su circa 100 mila euro l’anno. A indagini concluse, i volumi d’affari generati saranno segnalati all’Agenzia delle Entrate, essendo le rispettive attivita’ sconosciute al fisco ed essendo stata impiegata manodopera ‘in nero’.
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