• Quotidiano di informazione
  • giovedì 8 maggio 2025

Speciale Salute e Medicina

SPECIALE SALUTE & MEDICINA


 


Maculopatia, Regione Liguria in prima linea per le cure


 


Un percorso diagnostico terapeutico appositamente dedicato ai pazienti affetti da maculopatia. È quello che recentemente ha lanciato la Regione Liguria attraverso l’assessorato alla Sanità su indicazione degli oculisti. A spiegarne le implicazioni, parlando con la Dire, è Massimo Niccolò, oculista e professore associato dell’Università di Genova: "I nostri pazienti- raccanta a margine di un simposio organizzato da Aimo al forum risk management- potranno accedere più facilmente alle diagnosi e alle cure perchè la diagnostica precoce è fondamentale per curare al meglio i pazienti". Non solo.


"Abbiamo cercato anche di specificare in questo percorso- prosegue- che le iniezioni, che rappresentano il trattamento primario per le maculopatie, dovrebbero essere svolte al di fuori della sala operatoria, in ambiente certamente pulito, idoneo, ma non riservato ad interventi chirurgici maggiori come quelli relativi alla cataratta o al distacco di retina". Questo, evidenzia, "proprio per facilitare l’accesso ai pazienti che devono eseguire le iniezioni a cadenza spesso mensile. Mediamente- ricorda- si calcola che in un anno il paziente con maculopatia dovrebbe essere sottoposto a sette iniezioni.


Purtroppo nella pratica clinica di tutti i giorni non riusciamo a raggiungere questo numero ed e’ per questo che il percorso diagnostico terapeutico, Pdta, può venire incontro a queste esigenze".


 


 


Tumore stomaco, pazienti in difficoltà senza rimborso per integratori


 


Grandi difficoltà per i pazienti senza stomaco a causa di un tumore e grande attesa per gli esiti del voto su un emendamento alla Legge di Bilancio che prevede un rimborso di 11 milioni per i supporti nutrizionali. A lanciare il grido di allarme è l’Associazione Vivere senza stomaco si può ODV in occasione del 4° Convegno Nazionale sul tumore gastrico I diritti del paziente con tumore gastrico, in corso a Roma.


I pazienti chiedono omogeneità ed equità di accesso alle cure e soprattutto che sia accolto l’emendamento alla Legge di Bilancio presentato dalla Senatrice Paola Boldrini, perché in tutta Italia siano rimborsati integratori indispensabili per chi è costretto a vivere senza lo stomaco. Altrettanto indispensabile che siano stabiliti Piani Diagnostico Terapeutici Assistenziali strutturati per i pazienti con tumore gastrico, a oggi presenti in pochissimi ospedali e Regioni. Inoltre solo in Emilia Romagna i malati potranno accedere ai sensori per il monitoraggio della glicemia, necessari perché i livelli sono molto variabili


Venti Regioni, venti destini diversi per i circa 80 mila pazienti che non hanno più lo stomaco per colpa di un tumore gastrico: la possibilità di accesso agli alimenti ai fini speciali spesso indispensabili per questi malati, cambia da una Regione all’altra. Rari gli esempi di Regioni che abbiano pensato a percorsi o iniziative specifiche per l’assistenza dei pazienti. L’Emilia Romagna, per esempio, è l’unica dove è prevista l’erogazione di sensori per il monitoraggio della glicemia ai pazienti senza stomaco: un presidio necessario, perché la glicemia nell’arco della giornata ha sbalzi spesso molto consistenti che possono portare a crisi ipoglicemiche gravi. Così l’Associazione Vivere senza stomaco si può Onlus, chiede che si guardi agli esempi regionali virtuosi e soprattutto che sia accolto l’emendamento alla Legge di Bilancio della Senatrice Paola Boldrini, che prevede un rimborso di 11 milioni per supporti nutrizionali.


“Gli integratori rappresentano un presidio fondamentale per la nutrizione delle persone che hanno subito una gastrectomia perché in grado di consentire un equilibrato e corretto apporto di nutrienti anche in assenza totale o parziale dello stomaco. Tuttavia vi è ancora un trattamento differenziato da Regione a Regione che di fatto discrimina i pazienti a parità di condizione. Secondo una stima dell’Associazione Italiana Registro Tumori, sono oltre 3.000 i pazienti esclusi dalla rimborsabilità degli integratori su territorio nazionale – spiega Claudia Santangelo, presidente della Onlus – la nostra Associazione lancia perciò un appello per chiedere che le differenze regionali vengano superate per garantire a tutti i malati omogeneità ed equità di accesso alle cure e soprattutto il diritto a una nutrizione controllata dopo la chirurgia. Per questo l’approvazione dell’emendamento presentato dalla Senatrice Paola Boldrini costituirebbe per noi una vera rivoluzione” aggiunge Santangelo.


L’emendamento prevede infatti la rimborsabilità dei supporti nutrizionali di qualsiasi tipo per i pazienti con tumore allo stomaco che abbiano avuto una resezione gastrica, in tutte le Regioni e non a discrezione delle amministrazioni locali come avviene adesso. “Nel nostro Paese è sempre più difficile applicare in maniera uniforme uno dei diritti fondanti della nostra Costituzione, il diritto alla salute – interviene la Senatrice Paola Boldrini – nel caso dei pazienti con tumore gastrico è ancora più evidente, sia perché non se ne parla abbastanza sia perché c’è poca attenzione al loro stato nutrizionale nel corso delle terapie oncologiche. L’alimentazione nel paziente con patologie oncologiche dell’apparato digerente è fondamentale per una migliore qualità di vita e per una maggiore aderenza alle terapie: per questo ho ritenuto opportuno portare avanti una battaglia, in sede di sessione di bilancio, che permetta la rimborsabilità dei supporti nutrizionali per i pazienti oncologici senza stomaco in tutte le Regioni. Oggi queste persone ricevono un trattamento differenziato da Regione a Regione, di conseguenza a parità di condizione non tutti i cittadini hanno pari diritti. La condizione ideale sarebbe il riconoscimento anche nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ma in attesa di centrare questo obiettivo è mio dovere lavorare affinché i supporti nutrizionali, vitali in alcuni casi, siano rimborsati in tutto il Paese”.


 


Alzheimer, EBRI: scoperta molecola che riattiva nascita neuroni


 


I ricercatori dell’EBRI (European Brain Research Institute) hanno scoperto che la nascita di nuovi neuroni nel cervello adulto (neurogenesi) si riduce in una fase molto precoce della malattia di Alzheimer. Tale alterazione è causata dall’accumulo nelle cellule staminali del cervello di aggregati altamente tossici della proteina beta Amiloide, chiamati A-beta oligomeri.


Il team – spiega l’EBRI – è riuscito a neutralizzare gli A-beta oligomeri nel cervello di un topo malato di Alzheimer introducendo l’anticorpo A13 all’interno delle cellule staminali del cervello, riattivando la nascita di nuovi neuroni e ringiovanendo così il cervello. In particolare, i ricercatori hanno dimostrato come la strategia messa a punto nei laboratori dell’EBRI permetta di ristabilire la corretta neurogenesi nel modello di topo studiato, recuperando dell’80% i difetti causati dalla patologia di Alzheimer nella fase iniziale.


Lo studio interamente italiano, coordinato da Antonino Cattaneo, Giovanni Meli e Raffaella Scardigli, presso la Fondazione EBRI Rita Levi-Montalcini, in collaborazione con il CNR, la Scuola Normale Superiore e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tre, è stato pubblicato di recente sulla rivista Cell Death and Differentiation.


“L’importanza di questa ricerca è duplice: da un lato – spiegano Scardigli e Meli – dimostriamo che la diminuzione di neurogenesi anticipa i segni patologici tipici dell’Alzheimer, e potrebbe quindi contribuire ad individuare tempestivamente l’insorgenza della malattia in una fase molto precoce; dall’altro, abbiamo anche osservato in vivo, nel cervello del topo, l’efficacia del nostro anticorpo nel neutralizzare gli A-beta oligomeri proprio all’interno dei neuroni”.


Per la prima volta, infatti, sono stati intercettati e neutralizzati sul nascere i singoli “mattoncini tossici” che formeranno le placche extracellulari di A-beta (l’attuale bersaglio terapeutico della malattia di Alzheimer), prima che questi provochino un danno neuronale irreversibile.


Questa ricerca pone dunque le basi per lo sviluppo di nuove strategie utili per la diagnosi e la terapia di questa malattia neurodegenerativa. “Riuscire a monitorare la neurogenesi nella popolazione adulta offrirà in futuro un potenziale strumento diagnostico per segnalare l’insorgenza dell’Alzheimer in uno stadio ancora molto precoce, cioè quando la malattia è clinicamente pre-sintomatica. Inoltre – conclude Cattaneo – l’utilizzo terapeutico dell’anticorpo A13 permetterà di neutralizzare gli A-beta oligomeri dentro i neuroni, laddove si formano per la prima volta, colpendo così l’evento più precoce possibile nell’evoluzione della patologia”.


 


 


Telemedicina e intelligenza artificiale per prendersi carico del paziente oftalmologico, alla luce di una sanità che cambia.


 


 


È il tema su cui hanno puntato l’attenzione gli oculisti di AIMO, insieme all’Associazione GOAL (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi), intervenendo oggi ad un simposio che si è svolto nell’ambito del 14esimo Forum Risk Management, in corso a Firenze.


L’incontro, dal titolo ’L’equilibrio tra umanesimo ed innovazione tecnologica in oftalmologia’, è stato presieduto dal presidente dell’Associazione Italiana dei Medici Oculisti, Luca Menabuoni, ed è stato coordinato dal consigliere di AIMO e segretario di GOAL, Danilo Mazzacane.


Tra i relatori anche il socio di AIMO e responsabile dell’Oculistica Territoriale ASL TO5, Alberto Piatti. "Le nuove frontiere e quindi le nuove sfide dell’oftalmologia in un prossimo futuro saranno quelle di mettersi al passo con i tempi- ha detto il presidente Menabuoni- La tecnologia sta prendendo sempre più piede nella nostra professione e le sale operatorie saranno sempre più robotizzate. E lo stesso dovrà accadere per i nostri ambulatori. Allora per il futuro si può immaginare una rete in cui, chi ha conoscenze specifiche, potrà aiutare in tempo reale il medico oftalmologo a fare una pronta diagnosi e un’adeguata terapia. Si può insomma immaginare una medicina nuova, altrettanto efficace, e allo stesso tempo rispettosa dei diritti del malato. Solo in questo modo tutti i cittadini potranno veramente avere un facile accesso al Servizio sanitario nazionale".


Gli oftalmologi italiani guardano quindi al futuro, puntando da un lato alla telemedicina, che trasporta "non più uomini ma immagini che vengono registrate e salvate su cartelle digitali nelle reti aziendali", e dall’altro all’intelligenza artificiale, che "può aiutare il professionista offrendogli una pre-lettura degli esami diagnostici". A raccontare l’esperienza della sua ASL, dove da quest’anno è stato predisposto un percorso diagnostico terapeutico (PDTA) dedicato ai pazienti con retinopatia diabetica, il dottor Piatti. "Abbiamo avviato con buonissimi risultati la refertazione a distanza- ha fatto sapere Piatti- utilizzando la rete informatica aziendale e una cartella digitale condivisa su cui vengono caricate le immagini della retina riprese da personale addestrato con fotocamere digitali. Ma non ci fermiamo qui: nel 2020 introdurremo anche una pre-refertazione con intelligenza artificiale (AI), che avrà lo scopo di ridurre l’impegno umano nella valutazione dello screening. Il software di AI lavora nell’ambito della cartella digitale ed è in grado di riconoscere le lesioni elementari della retinopatia, ponendo una prima diagnosi di presenza/assenza di retinopatia. Ebbene: la sensibilità del sistema di AI è risultata essere prossima al 90% nei primi test effettuati".


Secondo Mazzacane, il tema della telemedicina e quello dell’intelligenza artificiale suscitano grande interesse "in quanto la medicina punta sempre di più sulla tecnologia e sulla perfezione della diagnosi- ha sottolineato- La nuova medicina dovrà mirare a guarire e ad essere efficace, ma allo stesso tempo
dovrà preoccuparsi di essere anche giusta, rispettando i diritti del malato e risultare appropriata nell’orizzonte della giustizia, prendendo in seria considerazione l’accesso ai servizi e l’equa distribuzione delle risorse". Per il segretario di GOAL l’innovazione tecnologica è "sicuramente utile", ma "va interpretata in termini di migliore efficienza della diagnosi e cura delle varie patologie, con una realizzazione mirata che non vada solo a soddisfare il settore economico e finanziario della sanità, ma tenga conto anche dell’aspetto umano del paziente", ha concluso.


 

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