Speciale salute e benessere

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Diabete malattia del benessere, ma nuovi farmaci aiutano anche cuore
Aumenta la prevalenza globale del diabete, “malattia del benessere” che influisce anche sul cuore causando scompenso cardiaco: si prevede che oltre 600 milioni di persone svilupperanno il diabete di tipo 2 in tutto il mondo entro il 2045, circa lo stesso numero svilupperanno il pre-diabete. Ma negli ultimi cinque anni sono stati effettuati studi che hanno rivoluzionato la terapia del diabete e che hanno portato a un risultato sorprendente. “È la prima volta nella storia del diabete di tipo 2, che disponiamo di dati che indicano benefici sul cuore derivanti dall’uso di farmaci per il diabete in pazienti con malattia cardiovascolare o ad alto rischio. Multipli studi effettuati con i farmaci di una nuova classe hanno inequivocabilmente dimostrato che riducono la mortalità ed il numero di ospedalizzazioni per scompenso cardiaco”. Ne hanno discusso gli esperti oggi a Roma in occasione dell’80mo Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia.
“I risultati degli studi con gli inibitori di SGLT-2 sono andati oltre ogni nostra aspettativa – ha spiegato Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia – si sono registrati infatti benefici maggiori di quelli attesi. E ciò che ha più sorpreso è che cercavamo un nuovo farmaco per curare meglio il diabete, abbiamo trovato quello ma soprattutto abbiamo scoperto un nuovo trattamento per lo scompenso cardiaco”.
“Lo studio più recente con gli inibitori di SGLT-2, il DAPA-HF – ha spiegato Pasquale Perrone Filardi, Presidente Eletto della Società Italiana di Cardiologia – è di grande rilievo: ha arruolato 4.744 pazienti con insufficienza cardiaca e ridotta frazione di eiezione in 20 Paesi, dimostrando la riduzione di un quarto dell’incidenza di morte per cause cardiovascolari o aggravamento dello scompenso cardiaco, un risultato eccellente”. Un farmaco, ha aggiunto, “che abbassa la glicemia solo a chi ce l’ha alta. E che funziona nei pazienti con scompenso”.
Ma, hanno ribadito i cardiologi, lo stile di vita è molto più importante di qualsiasi terapia. “Le nuove linee guida della Società Europea di Cardiologia presentate alla SIC – ha detto Francesco Barillà, presidente della FINSIC – consigliano per i pazienti con diabete o pre-diabete di smettere di fumare, ridurre la quantità di calorie e perdere peso se necessario, adottare una dieta mediterranea con olio di olive e noci, evitare l’alcool, effettuare circa 150 minuti di esercizio fisico di moderata-intensa attività a settimana per ridurre il rischio”.
Malattie cardiovascolari killer: controllo colesterolo salva vita
Le malattie cardiovascolari sono responsabili di oltre quattro milioni di decessi in Europa ogni anno. Nuove evidenze hanno confermato che l’evento chiave di inizio dell’aterosclerosi è l’accumulo di colesterolo “cattivo” chiamato colesterolo LDL all’interno delle arterie. Molti studi clinici hanno recentemente dimostrato che abbassare ulteriormente il colesterolo LDL, oltre i livelli che fino a pochi anni fa si ritenevano accettabili, determina un effetto benefico con riduzione del rischio cardiovascolare. Ne discutono esperti a Roma in occasione del Congresso nazionale numero 80 della Società Italiana di Cardiologia – SIC.
I pazienti a maggior rischio – spiegano gli specialisti – sono quelli con malattia aterosclerotica cardiovascolare, quelli che già hanno avuto un infarto cardiaco, i portatori di stent o chi sia stato già sottoposto ad intervento chirurgico di by-pass. Sono inoltre ad alto rischio i pazienti con diabete che abbiano già manifestato complicanze in altri organi, quelli affetti da ipercolesterolemia familiare o grave malattia renale cronica. A tutti questi pazienti è fortemente raccomandata una terapia più intensiva per abbassare i livelli di LDL. Inoltre, gli ultimi studi clinici hanno chiaramente indicato che più bassi sono i valori LDL-C raggiunti, più basso è il rischio di futuri eventi cardiovascolari. Al fine di essere in linea con questi nuovi risultati la Società Italiana di Cardiologia propone i nuovi obiettivi per quanto riguarda la riduzione del colesterolo LDL, nonché una riveduta stratificazione del rischio cardiovascolare, particolarmente rilevante per i pazienti ad alto e altissimo rischio. Nuove Linee guida che forniscono importanti novità che avranno un grande impatto su numerosi soggetti e pazienti affetti da ipercolesterolemia.
“Il primo messaggio è quello di abbassare il colesterolo il più presto possibile, specialmente nei pazienti a rischio alto o molto alto – afferma Ciro Indolfi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia – oggi abbiamo prove schiaccianti che ci derivano da studi fisiopatologici, epidemiologici, genetici e da studi di popolazione che l’aumento del colesterolo LDL è una potente causa di infarto e ictus. La riduzione del colesterolo LDL riduce il rischio indipendentemente dai livelli di base. Ciò significa che nelle persone ad alto rischio di infarto o ictus, ridurre il colesterolo LDL è efficace anche se hanno livelli di partenza inferiori alla media. Questa è la grande novità rispetto al passato”.
Insomma, una certezza consolidata nella gestione clinica dell’ipercolesterolemia dice che più basso è il colesterolo, migliore è la prognosi. Chiarisce Pasquale Perrone Filardi, Presidente eletto della SIC: “Le linee guida mirano a garantire che i farmaci disponibili (statine, ezetimibe, inibitori del PCSK9) siano utilizzati nel modo più efficace possibile per abbassare i livelli nei soggetti più a rischio. Si raccomanda che tali pazienti raggiungano sia un livello target di colesterolo LDL che una riduzione relativa minima del 50% dei valori basali”.
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