Maschere vietate ad Hong Kong, il regime stringe le maglie della repressione

Il regime filo-cinese di Hong Kong stringe le maglie della repressione contro gli oppositori. La governatrice, Carrie Lam, ricorre a una legge per le situazioni di emergenza che vieta di usare maschere in pubblico, mettendo fuori legge de facto i manifestanti che per evitare di essere identificati durante le proteste si coprono il volto. La legge in questione risale all’epoca in cui Hong Kong era colonia britannica.
I manifestanti, per lo più impiegati, hanno approfittato della loro pausa pranzo per scendere in piazza e sfidare l’uso della legge che non viene applicata dal 1967 e che rischia, secondo i critici, di spostare la regione semi-autonoma cinese verso l’autoritarismo.
La città sta vivendo la più grave crisi politica dal suo ritorno alla Cina nel 1997, con azioni quasi quotidiane che denunciano il declino delle libertà e la crescente interferenza di Pechino negli affari di Hong Kong, e chiedono riforme democratiche. Né il governo centrale cinese né l’esecutivo di Hong Kong, in linea con Pechino, sono riusciti a calmare le tensioni, che stanno provocando scontri sempre più violenti tra manifestanti e polizia.
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