Il popolo delle Sardine si prende anche Piazza San Giovanni
Disorganizzati, all’apparenza, ma assolutamente convinti di quello che stanno facendo e del ruolo che potrebbero esercitare nella attuale congiuntura politica. Le Sardine, ieri, hanno superato la prova di maturità e riempito il grande catino di Piazza San Giovanni. Un popolo fatto di giovani, meno giovani e anziani che sono tornati a respirare l’emozione di scendere in piazza, quell’emozione che gli era stata tolta dai partiti della sinistra passata e presente. Per la Questura il dato sulle presenze è fissato a 35mila, ma a guardare la piazza, i numeri, probabilmente erano ben diversi. Quando in quella piazza si ritrovavano i militanti del partito comunista italiano, si diceva che bastava arrivare con le persone fin sotto la statua di San Francesco, per aver vinto la scommessa, questo e forse qualcosa di più è avvenuto ieri, con la folla che andava fin sotto e oltre il simbolo Patrono d’Italia. Ma quanto ai contenuti ieri sono arrivata anche le prime sei proposte di questo neonato movimento che, ha solo 30 giorni di vita. Non vogliono sostituirsi alla politica, ma vogliono incalzarla. Sei le proposte fatte da Mattia Santori, il leader del movimento nato a Bologna. “Corriamo un unico rischio – ha spiegato – illudersi che le Sardine siano la soluzione a tutti i mali. Non vogliamo sostituirci a nessun movimento di lotta dal basso né ai politici”. E, ha aggiunto Santori polemizzando con chi ha parlato di Romano Prodi come vero ispiratore del movimento: “Non c’è nessuna organizzazione, nonostante tutti i soldi che ci ha dato Prodi la gente è venuta qui di tasca sua… Questa è la partecipazione spontanea. Quando la bestia del populismo arriva a fare campagna elettorale nel tuo territorio hai due scelte: stringerti o perderti. La piazza di Bologna ha mandato un messaggio preciso: qui non si passa…”. Ma andiamo alle proposte fatte dallo stesso Santori.: “Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica, invece di fare campagna elettorale permanentemente”. Secondo, “pretendiamo che chiunque ricopre la carica di ministro comunichi solamente sui canali istituzionali”. “Terzo punto – ha continuato – pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network, sia economica, sia comunicativa”. Quindi, “quarto punto, più difficile: pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e si avvicini alla verità e traduca tutto questo sforzo in messaggi fedeli ai fatti”. Il quinto punto è che “la violenza venga esclusa da toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma, e aggiungerei: è il momento che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica”. Ultimo punto “chiediamo di ripensare il decreto sicurezza. C’è bisogno di leggi che non mettano al centro la paura”. Qui la piazza protesta, molti dicono che “ripensare” è troppo poco. Santori si interrompe, quindi continua: “Lo sto dicendo… Abrogare, ok! Leggi che mettano al centro il desiderio di costruire una società inclusiva, che vedano la diversità come ricchezza, non come minaccia”. Poi la conclusione: “Noi nelle istituzioni vogliamo crederci e ci auguriamo che con il nostro contributo di cittadini la politica possa migliorarsi. Politica è partecipazione, oggi state facendo politica”. Questa mattina a Roma 150 delegati, arrivati nella Capitale da tutta Italia, si incontreranno in un noto centro sociale, dove faranno il punto e scriveranno, con ogni probabilità l’agenda del Movimento. Per ora, però, al netto di sorprese, non sono previsti incontri con i partiti del centro sinistra, che sarebbero i referenti naturali del Movimento.
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