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  • sabato 28 dicembre 2024

Al Presidente Mattarella la Lampada della Pace di San Francesco

 


Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto in dono dai Frati del Sacro Convento di Assisi la “Lampada della pace di San Francesco”.


Alla cerimonia di consegna, nella Basilica Superiore di San Francesco, hanno preso parte, fra gli altri, il Legato Pontificio per la Basilica di San Francesco, Card. Agostino Vallini, il Presidente della Cei, Card. Gualtiero Bassetti, il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti e il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.


Il Capo dello Stato ha poi visitato la Tomba di San Francesco e ha assistito al XXXIV Concerto di Natale. Nel corso della visita ad Assisi, Mattarella ha incontrato la comunità francescana.  


Il riconoscimento, nelle ultime edizioni, era stato assegnato al Presidente delle Repubblica Colombiana, Juan Manuel Santos, "per lo sforzo tenuto nei processi di riconciliazione con le Farc"; alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel che "nella sua Germania e in Europa, si è distinta nell’opera di conciliazione in favore della pacifica convivenza dei popoli"; e al Re di Giordania, Abdullah II, per “la sua azione e il suo impegno tesi a promuovere i diritti umani, l’armonia tra fedi diverse e l’accoglienza dei rifugiati".


Ma ecco il testo dell’intervento pronunciato dal Capo dello Stato.


Ringrazio molto il Sacro Convento per la Lampada della Pace: ne interpreto la consegna e il significato come un riconoscimento all’Italia. La Repubblica, nel rispetto e in coerenza con la sua Costituzione, ha sempre, costantemente e attivamente, ricercato la pace. Lo ho fatto e lo fa con i Paesi vicini. I confini territoriali del nostro Paese, anche dove decenni e decenni addietro si vedevano scontri ed episodi di crudeltà, sono oggi punti d’incontro, luoghi di pace, di amicizia e di collaborazione attiva per il comune futuro.


La scelta storica dell’integrazione europea che ha consentito al nostro continente, per secoli attraversato da guerre sovente feroci, di porre insieme il futuro dei suoi popoli, è stata ed è una grande costruzione di pace.


L’Italia sviluppa la pace e la persegue non soltanto nei suoi rapporti con gli altri paesi, vicini e lontani, ma collabora attivamente per promuoverla dove non c’è, in ogni parte del mondo, anche in paesi lontani, e per consolidarla dove esiste. Lo fa con la sua azione politica, con la sua attività diplomatica, con le missioni dei suoi militari, in luoghi molto lontani, come Timor Est, in luoghi meno distanti come il Libano.


Da anni l’Italia svolge un’attiva e impegnata politica per la pace nel mondo. E ve ne è grande bisogno.


In un periodo in cui si assiste a numerosi e gravi conflitti e focolai di guerre regionali, a contrasti e scontri crudeli a carattere etnico, o per motivi pseudoreligiosi, in un periodo in cui rischiano di venir meno limiti agli armamenti nucleari e in cui si vedono sviluppare armamenti in tante parti del mondo vi è bisogno di un grande impegno per la pace, di una grande educazione alla pace.


Credo di poter dire, qui nella casa di San Francesco, che questa educazione ha un punto di partenza che si può esprimere con un semplice termine: insieme. Conoscersi, rispettarsi, apprezzarsi, operare insieme per il comune progresso.


Quest’anno ricorrono ottocento anni dal viaggio di Francesco presso il Sultano d’Egitto. Quello non fu il gesto visionario di un sognatore, ma è stato un gesto profetico di chi ha compreso che quello è l’approdo per costruire la pace, tanto più quest’oggi.


Sono passati tanti secoli perché si comprendesse finalmente che quella del dialogo, dell’incontrarsi, del conoscersi e del parlarsi è la strada per la pace. Tanto più oggi, in un mondo così interdipendente - sempre più interdipendente - in cui sono venute meno sostanzialmente le distanze tra le sue parti e i suoi continenti.


Quello di costruire il futuro è il vero tessuto della pace.


Vorrei rammentare che la nostra Costituzione non si limita al fondamentale richiamo alla pace in sede internazionale tra le Nazioni e tra gli Stati, con il suo articolo 11. Ma già dall’articolo 2, in tutto il tessuto del suo percorso, la Costituzione richiama, esorta, sollecita alla pace interna il nostro Paese.


E gli italiani non possono che essere particolarmente sensibili e attenti a questo tema, a questo altro fronte della pace, non potendo dimenticare la stagione drammatica e triste del terrorismo e ben conoscendo le conseguenze nefaste di lacerazioni profonde.


È una scelta di grande sagacia quella della nostra Costituzione che disegna, in tutta la sua architettura, un modello di Paese che si senta comunità di vita.


Quindi, Padre custode, il saluto di Francesco che lei poc’anzi ha rammentato “il Signore ti dia pace” non è soltanto un’invocazione, è anche un impegno per ciascuna persona nel proprio ambiente, per ciascuno Stato nella comunità internazionale. Perché, come lei ha poc’anzi ricordato al termine del suo intervento, il sogno di Francesco e di questa comunità del Sacro Convento della fraternità universale non è utopia, è un approdo per il quale operare, verso cui tendere, conoscendo le difficoltà che si frappongono - che sono grandi - ma con la consapevolezza che quello è l’approdo per la pace e per lo sviluppo del mondo.


Non è utopia, è un approdo da costruire con convinzione, con determinazione e con grande consapevolezza.


E lo spirito che qui si respira è che per l’Italia la pace è un punto di riferimento.


 


 

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