Il mea culpa di Francesco sui crimini sugli indigeni in sud America

“Poiché non possiamo negare che il grano si è mescolato con la zizzania e che non sempre i missionari sono stati a fianco degli oppressi, me ne vergogno e ancora una volta ‘chiedo umilmente perdono, non solo per le offese della Chiesa stessa, ma per i crimini contro i popoli indigeni durante la cosiddetta conquista dell’America’ e per gli atroci crimini che seguirono attraverso tutta la storia dell’Amazzonia”. Lo scrive il Papa nell’esortazione apostolica Querida Amazzonia, pubblicata oggi, che conclude il sinodo speciale panamazzonico che si è svolto a Roma dal sei al 27 ottobre scorsi.
“Ringrazio i membri dei popoli originari e dico loro nuovamente: ‘Voi con la vostra vita siete un grido rivolto alla coscienza …. Voi siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a noi tutti: avere cura della Casa comune’”.
“Non possiamo escludere che membri della Chiesa siano stati parte della rete di corruzione, a volte fino al punto di accettare di mantenere il silenzio in cambio di aiuti economici per le opere ecclesiali”, scrive ancora il Papa. “Proprio per questo sono arrivate proposte al Sinodo che invitano a ‘prestare particolare attenzione all’origine delle donazioni o di altri tipi di benefici, così come agli investimenti fatti dalle istituzioni ecclesiastiche o dai cristiani’”.
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