Il killer di Trieste cercava la strage

“Aveva familiarità con le armi” il ventinovenne Alejandro Augusto Stephan Meran, il dominicano che ha ucciso venerdì i due poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego all’interno della Questura di Trieste. L’uomo, dopo aver chiesto di andare al bagno, avrebbe “scarrellato” le pistole di ordinanza dell’agente che lo accompagnato, fatto che “dà conto della volontà di armarsi e di fare fuoco”, prima di uccidere i due agenti. Prima Rotta, colpito da quattro proiettili, poi Demenego, sopraggiunto in soccorso, da cinque. Poi la fuga, mentre spara nell’atrio della questura, verso l’esterno, dove cerca di salire su un auto della polizia ma viene colpito da un altro poliziotto. Ferito, getta la pistola e chiede di non sparare. Lo si legge nell’ordinanza firmata dal Gip Massimo Tomassini di convalida del fermo dell’accusato, che verrà trasferito in carcere appena le sue condizioni lo permetteranno. Meran si trova ricoverato in ospedale, dove è piantonato.
Il giudice ha confermato il fermo per almeno un anno perché ha ravvisato il pericolo di fuga, già tentata in seguito alla sparatoria e resa ancora più concreta per “i suoi contatti in Germania”; e per il pericolo di “recidiva specifica”.
“L’indagato – ha scritto il giudice – è gravemente indiziato di reati di assoluta gravità, di svariati tentativi di omicidio e che potevano avere un esito ancora più tragico”. E ha aggiunto: “E’ doloroso dirlo, ma le due vittime sono morte senza che si sappia il perché. E un controllo in Questura per un fatto comunque non grave, si è trasformato a causa della furia dell’indagato in una tragedia che non verrà presto dimenticata, con vite letteralmente distrutte”.
Nell’ordinanza viene ricordato che in riferimento ai “disturbi psichici” dell’indagato, “non vi sono al momento documenti medici al riguardo”.
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