Emergenza Covid, Ama smentisce l’allarme cremazioni
Nonostante l’aumento di decessi tra 2019 e 2020, a causa della seconda ondata di Covid, non c’è un allarme cremazioni per le persone decedute nella Capitale. Anzi, secondo l’amministratore unico di Ama Stefano Zaghis, soprattutto sulle cremazioni, i numeri del 2020 sono aumentati: le cremazioni effettuate nel 2020 sono state 15.704 contro le 15.542 nel 2019, 3.060 negli ultimi due mesi dell’anno, 3.702 nell’ultimo trimestre. La commissione capitolina Ambiente, convocata dal presidente M5S Daniele Diaco, ha affrontato la crisi del sistema pubblico delle cremazioni, a fronte di un tasso di mortalità che a Roma, ha spiegato Zaghis, è aumentato sensibilmente a causa della pandemia.
“In un anno normale, penso al 2018 o al 2019, la mortalità nella Capitale si aggira in media sui 30mila decessi – ha riportato l’Au d Ama -. Quest’anno abbiamo avuto 33.828 decessi, oltre il 10% in più sulla media degli ultimi 10 anni”. “Da ottobre a dicembre il numero dei decessi – ha sottolineato – è aumentato del 10%, con una crescita registrata del +40% a ottobre, il +60% a novembre e il +45% a dicembre rispetto all’anno precedente”.
Il segretario della Cgil di Roma e del Lazio Natale Di Cola ha obiettato che “da parte della Giunta Raggi si invocano i numeri del Covid a fronte del caos odierno, ma la crisi del sistema di inumazioni e cremazioni è strutturale per Roma Capitale, come denunciato da noi in tempi non sospetti. Io vorrei capire quando togliete la norma schifosa del numero chiuso delle cremazioni nella Capitale – ha chiesto -. Oggi ci sono oltre mille salme in attesa di cremazione, nonostante il numero chiuso, in locali la cui idoneità verrà verificata, con un meccanismo non trasparente che porta i morti di Roma a cremare in giro per il Lazio. Voglio capire quando ci costerà questa inefficienza, visto che in tre anni non è stato fatto nulla”.
La scelta di Ama, di portare i ritmi delle cremazioni a un limite di 200 a settimana, a fronte delle 400 ordinarie per le 6 linee attive, “è avvenuta quando a dicembre ci siamo trovati a affrontare una presenza di circa 2mila salme in attesa in camera mortuaria – ha riportato Zaghis -. Questo tipo di attività sta portando a una progressiva riduzione della presenze di salme”, ha aggiunto.
Marco Aquilini, che con Federcofit Lazio rappresenta gli operatori dei servizi funerari, ha denunciato “inaccettabili lungaggini burocratiche, Covid o non Covid, da parte del Comune visto che Roma Capitale impiega 30-40 giorni per dare l’autorizzazione alla cremazione, mentre in altri Comuni si ottiene in 24-48 ore. Abbiamo riempito tutti i nostri depositi con le salme in attesa, salme in piena decomposizione, con problemi di liquami e altro insostenibili. Bisogna abbattere i tempi della fase autorizzatoria”, ha concluso.
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