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  • giovedì 8 maggio 2025

Alvin è in Italia. Riabbracciati il padre e le sorelle

 


Il piccolo Alvin Berisha è arrivato all’aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci di Fiumicino, dove ha potuto riabbracciare il papà e le sorelle. Il bambino era stato sequestrato e portato via dall’Italia, nel 2014, dalla madre Valbona Berisha, radicalizzata via web e partita per la Siria per unirsi all’Isis. Il bimbo è stato trasferito con un volo di linea dell’Alitalia (AZ 827) giunto poco dopo le 7.00 all’aeroporto di Roma Fiumicino da Beirut. Per questo ragazzino da registrare anche le parole del Presidente del Consiglio Conte: "Il ritorno a casa del bambino è una di quelle notizie che ti riempiono il cuore. Il piccolo albanese, da anni in un campo profughi in Siria, nelle prossime ore potrà finalmente essere riabbracciato dal padre che lo attende in Italia. Per questo rivolgo un sentito ringraziamento a tutte le autorità italiane e albanesi, alle organizzazioni umanitarie, a quanti hanno collaborato per questa operazione complessa, in un teatro difficile come quello siriano. Un grazie anche a quei media che hanno acceso i riflettori sulla storia del piccolo. Il Governo italiano ha fatto tutto il possibile per la sua liberazione. Ho seguito personalmente l’evolversi della vicenda, costantemente informato e in contatto con il primo ministro albanese Edi Rama. Uno straordinario successo non solo della diplomazia ma soprattutto della cooperazione internazionale, grazie al prezioso ruolo svolto dalla Croce Rossa italiana e Mezzaluna Rossa e all’intervento determinante di reparti speciali di polizia e carabinieri", aggiunge. "Il peggio per lui è ormai alle spalle, tra poche ore sarà libero. Libero di poter vivere la sua infanzia, di poter tornare a giocare, di immaginare e costruire il proprio futuro. Senza costrizioni e lontano dalle bombe - conclude Conte - dalle guerre, dai fanatismi". Poi una prima ricostruzione dello Scip: "Quando è stato recuperato Alvin, nel campo profughi in cui si trovava c’erano 70 mila persone, non è stato facile, ma è stato accolto come un principino". A parlare è Maria Josè Falcicchia, dirigente dello Scip, tra le persone andate in Siria a riprendere il bambino. "All’inizio il piccolo, che non parla più italiano perché lo ha dimenticato, ma solo l’arabo e un po’ l’albanese - ha spiegato Falcicchia - era guardingo, ma ha sempre sorriso, sta bene".


 

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