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  • mercoledì 7 maggio 2025

Arcelor Mittal, serrata sindacale in tutti gli impianti. Non è più esclusa la nazionalizzazione

E’ una vera e propria serrata sindacale che vuole essere la voce delle migliaia di lavoratori diretti e indiretti che rischiano di perdere il loro posto di lavoro per il disimpegno contrattuale di Arcelor Mittal.  Tutti i lavoratori del gruppo ArcelorMittal si fermano per 24 ore a partire dalle 7 di questa mattina. Lo sciopero è stato dichiarato da Fim, Fiom e Uilm ed è arrivato a poche ore dall’incontro tra Conte e gli stessi sindacati che oggi hanno proclamato lo stato generale di agitazione e lo sciopero. Giovedì, nel corso della trasmissione Porta a Porta, Conte nel ribadire le sue critiche al gruppo franco-indiano, ha detto che tutte le ipotesi sono in campo, e si sta facendo anche possibile e credibile anche la pista della nazionalizzazione degli impianti. Se non ci saranno svolte nel faccia a faccia tra Governo ed azienda, tra meno di un mese la disponibilità degli stabilimenti ex Ilva tornerà ai Commissari.


L’azienda “ha posto condizioni provocatorie e inaccettabili, e le più gravi riguardano la modifica del piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate, la richiesta di licenziamento di 5 mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno al lavoro dei 2 mila attualmente in amministrazione straordinaria”. Così Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil nel dichiarare lo sciopero. 


Fiom, Fim e Uilm, anzitutto, chiedono all’azienda “l’immediato ritiro della procedura”. E sollecitano il governo sia “ad assumere atti forti e inequivocabili in difesa del futuro del polo siderurgico più importante d’Europa” sia a non concedere ad ArcelorMittal “alcun alibi per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si è firmato l’accordo del 6 settembre 2018, che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano ambientale nelle scadenze previste”. Per i sindacati le condizioni “devono includere lo scudo penale, limitato all’applicazione del piano ambientale, e il ritiro di qualsiasi ipotesi di esuberi”.


 

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