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  • lunedì 28 aprile 2025

Forza Italia rischia di diventare un deserto e Berlusconi cerca di arginare le fughe

 


  La botta si è fatta sentire e il redde rationem, a mala pena messo da parte durante la campagna elettorale, è ormai inevitabile. Forza Italia alle Europee scende sotto la soglia di sopravvivenza del 10% e si ferma all’8,7%, incalzata (e in alcune Regioni anche superata) da Fratelli d’Italia. Unica consolazione, il successo di Alberto Cirio, ex europarlamentare azzurro, come Governatore del Piemonte.


Berlusconi, raccontano, è molto arrabbiato per l’esito elettorale, “ho fatto il possibile, ma gli italiani non hanno ancora imparato a votare”, si sarebbe sfogato in privato. In pubblico, però, si cerca di raccontare una storia diversa. L’ex premier ringrazia per l’oltre mezzo milioni di voti che lo porteranno nel Parlamento europeo cinque anni dopo la decadenza e, soprattutto, si dice convinto che non è ancora arrivato il tempo, per Salvini e Meloni, di metterlo da parte. “A livello locale come a livello nazionale appare evidente che l’unico progetto credibile e vincente è quello del centrodestra unito, all’interno del quale Forza Italia rappresenta la componente centrale e indispensabile”. Una centralità che l’ex premier vuole dimostrare anche a Bruxelles, tanto che per domani ha fissato un incontro con Vicktor Orban. Esattamente il contrario di quello che vanno argomentando i leader di Lega e Fdi. Meloni, in particolare, si fa forza sui numeri: insieme il suo partito e quello del ministro dell’Interno hanno più del 40%, sopra, dunque, il risultato di tutto il centrodestra alle scorse Politiche.


L’analisi del voto racconta che il partito azzurro regge nel Sud e nelle Isole, tiene al Nord-Ovest, mentre crolla al Nord-Est e al Centro, l’unica circoscrizione in cui a guidare le liste non era il Cavaliere ma Antonio Tajani. Il vice presidente del partito finisce sotto accusa, anche – viene spiegato – per come sono state stabilite la candidature. L’esito non soddisfacente del voto non poteva dunque che scatenare la resa dei conti e una sequela di accuse reciproche.


Molto dure le parole di Giovanni Toti, da tempo critico verso la linea ufficiale. “Di certo questa è una lenta agonia che porta al decesso, che non starò a guardare senza reagire”, dice. Il Governatore della Liguria non formalizza ancora la sua partecipazione al progetto di seconda gamba sovranista di Giorgia Meloni ma si dice convinto che gli elettori abbiano “rottamato la classe dirigente”.



Tutta l’ala sudista, quella che vorrebbe una maggiore distanza da Salvini, si ritrova nelle parole di Mara Carfagna. Bisogna “fare punto e a capo”, serve un partito “non uno staff”. A chiedere un congresso è anche la capogruppo, Mariastella Gelmini. Berlusconi – dice – ha dato il massimo e si è battuto con coraggio, conseguendo un ottimo risultato sul piano delle preferenze personali. Adesso sta a tutti noi, classe dirigente di Forza Italia, aprirci a un percorso nuovo, avviando una costruttiva autocritica sui limiti della nostra azione: dal dato uscito dalle urne occorre ripartire e va avviata una profonda riflessione sulla riorganizzazione del nostro movimento politico”.Per provare a correre ai ripari l’ex premier ha convocato per questa settimana un ufficio di presidenza.


 

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