Riscatto del Mezzogiorno, Reggio Calabria invasa dai lavoratori

Reggio Calabria è stata riempita, con una grande partecipazione popolare per la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil. Dalle prime ore dell’alba di sabato i lavoratori di tutta Italia hanno invaso le strade e le piazze del capoluogo calabrese , nel giorno della mobilitazione unitaria.
Un appuntamento nel Sud perché dal Mezzogiorno si deve ripartire per unire il Paese e rivendicare la centralità del lavoro come leva per contrastare le profonde diseguaglianze sociali, economiche e territoriali che attraversano l’Italia. Così la Cgil spiega il senso dell’iniziativa promossa assieme a Cisl e Uil, e che stata conclusa dai segretari generali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Eccone una sintesi con l’intervento di Landini: "E’ necessario che il governo ascolti questo popolo e questa piazza e che discuta assieme a chi li rappresenta su come cambiare davvero il Paese" ha detto Landini. Per far ripartire il Sud, ha spiegato, "bisogna ripartire con un piano straordinario di investimenti. Creare lavoro è creare sviluppo vero che duri nel tempo. Basta campagne elettorali - ha aggiunto - ne abbiamo fin sopra ai capelli. I problemi non si sono risolti, la situazione è peggio di un anno fa". Poi, nel suo discorso che ha concluso la manifestazione unitaria dei sindacati a Reggio Calabria, ha lanciato un messaggio al premier: "Conte non usi gli utili di Cassa depositi e prestiti e della Banca d’Italia per far quadrare i conti. Quei soldi servono per fare investimenti, creare lavoro e cambiare la politica economica del Paese". Il premier, ha ricordato Landini dal palco, "aveva detto che il 2019 sarebbe stato un anno bellissimo. Forse lo è per lui, ma nessuno se ne accorto”.
"Non possono pensare di essere Goldrake o Superman. Serve usare l’intelligenza collettiva, affrontando i problemi area per area. Si mettano in testa che non si cambia il Paese senza il mondo del lavoro o contro il mondo del lavoro - ha detto Landini nel discorso che ha concluso la manifestazione, rivolgendosi al governo - Non permetteremo di portarci fuori dall’Europa, di farci tornare indietro e aumentare lo sfruttamento delle persone". L’esecutivo, ha aggiunto, "non ci porta da nessuna parte se non a sbattere ancora una volta. Quando le cose sono complicate come lo sono adesso, serve l’umiltà di non rimanere da soli". Poi la Furlan: "Migliaia e migliaia di donne, di uomini e soprattutto di giovani, giunti da ogni regione del Mezzogiorno e anche dal resto d’Italia, con la loro presenza, lanciano un messaggio al governo che non può̀ essere ignorato: l’Italia non esce dalla crisi senza lo sviluppo del Mezzogiorno - ha detto Furlan al corteo - Occorre una svolta negli investimenti pubblici e privati. Dobbiamo fermare la fuga dei giovani del Sud verso le altre regioni". "Questa di Reggio Calabria oggi è̀ una manifestazione imponente e storica, segna uno spartiacque. Il sindacato unisce il Paese", ha sottolineato ancora Furlan. La leader della Cisl ha poi lanciato un attacco all’esecutivo: "Per le morti sul lavoro il governo fa cassa con il decreto crescita, diminuendo i contributi Inail che servono per la sicurezza, la prevenzione e il risarcimento degli infortuni. Il governo fa cassa sulla sicurezza mentre ogni giorno gli incidenti sul lavoro sembrano un bollettino di guerra".
Dal palco della manifestazione Furlan ha scandito: "La realtà è che il Mezzogiorno è il grande assente nell’azione governo, è un fantasma", i politici "sono troppo impegnati a fare selfie e non una politica per il Paese. E il Mezzogiorno ha bisogno di un progetto serio, non di interventi spot". Infine Barbagallo che ha parlato così dell’autonomia differenziata che "è l’immondizia che vogliono proporre al Paese. Noi non ci stiamo, noi vogliamo riunirlo il Paese". Giudizio negativo anche sul salario minimo per legge: "Farà abbassare le retribuzioni perché non è comprensivo delle voci che le compongono. Invece di aiutarci nella lotta contro il lavoro nero, vanno a fare una nuova leggina che dovranno modificare ogni 3 anni". Quindi un chiaro messaggio al governo: "Se non ci convoca, sarà lui a farci andare avanti nella lotta. Andremo avanti con gli scioperi, non ci fermeranno. Cgil, Cisl e Uil devono stare assieme, unitari, non devono dividersi. Noi dobbiamo andare avanti, dobbiamo dire al Paese che queste sono le forze sane".
Commenti