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  • domenica 5 maggio 2024

Inpgi, Gruppo Gino Falleri: “Urge la mobilitazione di tutti i giornalisti italiani. A rischio migliaia di pensioni e non solo”

 


Dopo l’appello del Consiglio Nazionale dei Giornalisti Italiani al Presidente Mattarella e l’interrogazione al Ministro del Lavoro della Senatrice di FI Fiammetta Modena, scende in campo anche il Gruppo Gino Falleri per rivendicare la necessità della mobilitazione generale del mondo della comunicazione italiana. Serve reagire in fretta alla crisi devastante in cui versa l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani.


 


In un documento appena inviato ai vertici della categoria, il Gruppo Gino Falleri sottolinea che “L’INPGI ora sta morendo davvero, e se entro la fine del mese non si mette mano alla situazione catastrofica dell’Ente migliaia di pensioni saranno a rischio e migliaia di giovani giornalisti perderanno per sempre la speranza di una tutela previdenziale seria e fondamentale per il loro futuro.

Qui è in ballo la libertà di stampa di questo nostro Paese, oltre che la serenità di migliaia e migliaia di famiglie. “L’INPGI- precisano i vertici del Gruppo Gino Falleri- perde oggi ben 550 mila euro al giorno e i suoi conti del 2020 si chiuderanno con un rosso record di circa 250 milioni di euro (circa 500 miliardi di vecchie lire), nonostante il "tesoretto" di 65 milioni di euro, che é stato nel frattempo azzerato e che era stato accumulato grazie al contributo determinante dei giornalisti pensionati per effetto del taglio triennale 1° marzo 2017- 29 febbraio 2020 delle pensioni superiori ai 38 mila euro lordi l’anno e al blocco per 9 anni della rivalutazione delle pensioni”. Per l’INPGI 1 è, dunque allarme rosso. 

Per salvare l’INPGI 1 dal Commissariamento, garantendone la sua tenuta e sostenibilità, occorre -sottolineano ancora i vertici del Gruppo Gino Falleri- “riconoscere all’ente il suo ruolo decisivo a presidio della democrazia e dell’informazione nel nostro Paese, ma é necessario ampliare al più presto la platea degli iscritti inserendovi tutti coloro che a qualsiasi titolo oggi svolgono attività giornalistica nel senso più ampio di questa parola come free lance o nelle redazioni di agenzie di stampa, quotidiani, periodici, come "comunicatori", "bloggers", informatici, uffici stampa pubblici e privati, finti Co.co.co. , finte partite Iva, finte cessioni del diritto d’autore, autori testi, ecc”. Polemico il passaggio successivo e in cui il Gruppo Falleri si chiede: “Ma che fine ha fatto in questa vertenza la FNSI? Dove sono finiti i grandi comunicatori della libertà di stampa di questo Paese? 

Perché questo silenzio assordante da parte di chi invece dovrebbe sostenere le ragioni e gli interessi della categoria. Come si fa a stare in silenzio come sta facendo la FNSI difronte a questa crisi di proporzioni endemiche?” Per salvare l’INPGI 1 dal Commissariamento, garantendone la sua tenuta e sostenibilità, -sottolineano ancora i vertici del Gruppo Gino Falleri- “occorre riconoscere a questo benemerito ente il suo ruolo decisivo a presidio della democrazia e dell’informazione nel nostro Paese, ma é necessario ampliare al più presto la platea degli iscritti inserendovi tutti coloro che a qualsiasi titolo oggi svolgono attività giornalistica nel senso più ampio di questa parola come free lance o nelle redazioni di agenzie di stampa, quotidiani, periodici, come "comunicatori", "bloggers", informatici, uffici stampa pubblici e privati, finti Co.co.co. , finte partite Iva, finte cessioni del diritto d’autore, autori testi, e via di questo passo”. 

“Ecco perché riteniamo sia indilazionabile anticipare al massimo l’ingresso nell’INPGI 1 di circa 9 mila "comunicatori" privati e di altri 5 mila 500 "comunicatori" pubblici che oggi versano all’INPS. L’art. 16 quinquies della legge n. 58 del 28 giugno 2019 prevede, infatti, solo dal 1° gennaio 2023 l’ingresso nell’INPGI 1 di questi circa 14 mila 500 "comunicatori" pubblici e privati che oggi versano all’INPS per i quali é stato già accantonato ora per allora fino al 2031 nel bilancio dello Stato complessivamente circa un miliardo e mezzo di euro dei loro futuri contributi previdenziali proprio per garantire la tenuta e la sostenibilità dell’ente dei giornalisti. Questo almeno è quello che ci ha spiegato con documenti ineccepibili e carte alla mano il sindaco dell’Istituto Pierluigi Franz che in questa battaglia rischia di restare solo”.


 

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