Ecco l’accordo per salvare Arcelor Mittal
Un pre-accordo di base è stato raggiunto. Una bozza preliminare e non vincolante che Lucia Morselli, presidente e amministratore delegato di ArcelorMittal Italia e i tre commissari dell’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva, hanno sottoscritto a metà mattina nel corso di una riunione riservatissima nella sede della Libera Associazione Forense, al primo piano del Palazzo di Giustizia di Milano.
Quattro pagine, scritte in inglese, che come spiegato dall’avvocato Ferdinando Emanuele, uno dei legali di ArcelorMittal, rappresentano la base di partenza “per la negoziazione che si svolgerà fino al termine massimo del 31 gennaio”. Quaranta giorni di tempo, dunque, per definire gli ultimi dettagli con un’obiettivo dichiarato: raggiungere un accordo vincolante in grado di scongiurare l’addio del gruppo franco indiano dal polo siderurgico pugliese.
Dovrà essere messo a punto un piano industriale con una serie di paletti: oltre ai target di produzione dell’acciaio, fissati in 8 milioni di tonnellate annue entro il 2023, è prevista l’istituzione di una newco, partecipata da soci pubblici e privati, focalizzata sul passaggio alla tecnolgia green e sull’addio all’utilizzo del carbone. Con il governo italiano che, si legge nel testo del preaccordo, “alla luce dell’interesse strategico nazionale del patrimonio dell’Ilva e dell’impegno a realizzare il ‘Green new deal’, è fortemente impegnato a preservare la continuità aziendale e gli attuali livelli occupazionali”. Il business plan, come emerge ancora dal documento, “fornirà dettagli sui livelli di occupazione nel periodo di esecuzione del piano stesso”.
Soddisfatto Alessandro Danovi, uno dei tre commissari dell’ex Ilva di Taranto: “Ci abbiamo lavorato tutta la notte. È un accordo nell’interesse del Paese, dei creditori e dei lavoratori”, ha commentato subito dopo la sottoscrizione dell’intesa preliminare. Più cauto Claudio Sforza, direttore generale del polo siderurgico in amministrazione straordinaria, che si definisce “abbastanza soddisfatto” per la firma di un preaccordo che a suo giudizio “fornisce elementi per lavorare”, ma per il momento preferisce non sbilanciarsi: “La soddisfazione piena arriverà quando ci sarà un accordo vincolante”.
La sottoscrizione di quello che in termini tecnici si chiama “heads of agreement” è arrivata una manciata di minuti prima dell’avvio della seconda udienza della causa civile scattata dopo il ricorso cautelare d’urgenza presentato dall’amministrazione straordinaria di Ilva contro il recesso del contratto d’affitto, preliminare alla vendita, annunciato dal gruppo franco indiano.
Causa che il giudice Claudio Marangoni, presidente della sezione specializzata in diritto di impresa del Tribunale Civile di Milano, ha rinviato al 7 gennaio su richiesta delle parti proprio consentire lo sviluppo della trattativa alla luce del pre accordo trovato in mattinata. In aula ha preso la parola Lucia Morselli, ma soltanto per confermare gli impegni già presi nel corso dell’ultima udienza: e cioè che gli stabilimenti ex Ilva continueranno a produrre acciaio ai livelli attuali almeno fino al 31 gennaio, termine ultimo indicato nella pre-intesa raggiunta oggi. Non hanno invece parlato i pm Mauro Clerici, Stefano Civardi e il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, titolari dell’inchiesta penale avviata dalla procura milanese alla luce dell’”interesse pubblico” che caratterizza la partita sul futuro del polo siderurgico pugliese. Sullo sfondo resta l’incognita legata alla decisione del Tribunale del Riesame di Taranto sul destino dell’altoforno 2: “C’è una pronuncia di un giudice penale che ha negato la richiesta di proroga per l’utilizzo dell’altoforno – ha osservato l’avvocato Ferdinando Emanuele, del pool di legali che assiste ArcelorMittal – Se questa decisione verrà confermata, non potremmo che ottemperare”.
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