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  • martedì 29 aprile 2025

Costo del lavoro, la magnifica (2,2 mld) spending review denunciata dalla Fabi

Incredibile ma vero, nel 2018 le banche italiane hanno realizzato una “spending review” da 2,2 miliardi sul costo del lavoro. A denunciarlo è la Fabi, il potente sindacato di categoria, in uno studio sui conti del settore creditizio a pochi giorni dall’avvio del negoziato per il rinnovo del contratto nazionale di 300mila bancari. 


L’anno scorso “sono proseguiti gli interventi sul fronte dei costi: in totale le ‘uscite’ sono state pari a 54,8 miliardi con una riduzione di 1,9 miliardi (-3,5%) rispetto ai 56,8 miliardi del 2017. I risparmi sono tutti a carico dei lavoratori, con una marcata riduzione sul fronte dei costi per il personale: la sforbiciata è pari a 2,2 miliardi (-7,2%) da 30,7 miliardi del 2017 a 28,5 miliardi del 2018”. 


I ricavi del sistema creditizio, spiega la Fabi sulla base dei dati della Banca d’Italia, nel 2018 sono rimasti stabili a 82 miliardi, con un utile in salita del 2% “grazie a interventi sui costi e grazie a minori accantonamenti e svalutazioni relativi a crediti deteriorati per 6,4 miliardi (-33%)”. 


Nell’ultimo anno i costi delle banche “sono scesi da 56,8 a 54,8 miliardi del 2017: la spending review è stata tutta carico dei lavoratori con interventi pari al 7,2%, da 30,7 miliardi a 28,5 miliardi. I costi del personale assorbono il 34,4% dei ‘ricavi’ nel 2018 rispetto al 37,5% del 2017”. 


“Negli ultimi anni – sottolinea il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni – i conti delle banche italiane si sono chiusi con importanti risultati, raggiunti però solo con la riduzione degli Npl e tagli ai costi. Finita la pulizia dei bilanci, svendendo le sofferenze, le banche proseguiranno a macinare utili solo sforbiciando le spese per il personale dirottando le risorse su consulenze e dividendi?” 



“Dai banchieri – aggiunge Sileoni – mi aspetto nuove idee, strategie e progetti per allargare il business e aumentare i ricavi, che invece sono sostanzialmente fermi. In quest’ottica i lavoratori non vanno sacrificati a vantaggio della tecnologia”.


 

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