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  • martedì 29 aprile 2025

Rivelazioni di Tgcom24: “Un commando di una fazione scita libanese ha organizzato l’attacco. Inneschi al fosforo bianco”

 


Una fazione sciita libanese avrebbe organizzato l’attacco al porto di Beirut che ha causato la strage di martedì. E’ quanto rivelano alcune fonti di intelligence raccolte da Tgcom24. Il commando avrebbe scatenato l’inferno usando almeno 25 inneschi incendiari al fosforo bianco. Per poter agire hanno avuto un aiuto fondamentale da parte di complici del porto di Beirut. E forse proprio per questo motivo il governo ha fatto arrestare alcuni dipendenti della struttura.  l commando subito dopo aver piazzato gli inneschi che hanno generato l’incendio doloso sono fuggiti dalla città e si sono dileguati lungo il confine tra Libano e Israele, nella zona dove opera la fazione sciita che ha organizzato l’attentato. Non è chiaro se gli attentatori erano a conoscenza della quantità di nitrato d’ammonio presente e del fatto che ci fosse anche un arsenale in uno dei magazzini. Forse l’esplosione è andata ben oltre le loro intenzioni. L’obiettivo che si fa sempre più strada è quello dell’aumento della tensione con Israele. A poche ore dalla sentenza dell’Onu sui quattro membri di Hezbollah coinvolti nell’omicidio dell’ex premier Rafiq Hariri e soprattutto la volontà di accusare Israele. Ma l’effetto domino causato dall’incendio che ha fatto saltare in aria deposito e arsenale potrebbe alla fine rivelarsi controproducente.


Quanto accaduto fotografato dall’alto dai satelliti Esa


Una ’ferita’ rosso sangue che si estende per 4 chilometri quadrati: appare così l’area di Beirut danneggiata dall’esplosione, nelle immagini riprese dai radar del satellite Sentinel-1 del programma di osservazione della Terra Copernicus, gestito da Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione europea. L’immagine, elaborata da Leonardo tramite e-GEOS (Telespazio/ Agenzia Spaziale Italiana), è stata ottenuta grazie all’approccio della multi-coerenza, in cui vengono analizzate quattro immagini satellitari acquisite in date diverse ed elaborate in modo congiunto. Rispetto ad altri metodi di analisi, in questo caso, la multi-coerenza visualizza in modo più chiaro i danni. L’impatto dell’esplosione ha infatti avuto ripercussioni non solo nell’area del porto, ma anche nelle zone limitrofe.


La testimonianza del militare italiano ferito: "Siamo preoccupati per la popolazione" - "Ricordo un boato fortissimo, indescrivibile. Gli eventi si sono susseguiti in maniera molto veloce. Subito dopo l’esplosione, c’è stato un  attimo si smarrimento perché l’evento era del tutto imprevisto, però fortunatamente stiamo tutti bene". A dirlo è Roberto Caldarulo, il soldato italiano lievemente ferito nell’esplosione al porto di Beirut. "Io ho visto dopo che avevo un po’ di sangue sulla mano, ma nulla di trascendentale", ha aggiunto. "La cosa che ci preoccupava e che tutt’ora ci preoccupa è la situazione della popolazione libanese. Noi l’abbiamo vissuta, ma siamo stati davvero fortunati, mentre tante altre persone purtroppo no", ha aggiunto. Una ’ferita’ rosso sangue che si estende per 4 chilometri quadrati: appare così l’area di Beirut danneggiata dall’esplosione, nelle immagini riprese dai radar del satellite Sentinel-1 del programma di osservazione della Terra Copernicus, gestito da Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione europea. L’immagine, elaborata da Leonardo tramite e-GEOS (Telespazio/ Agenzia Spaziale Italiana), è stata ottenuta grazie all’approccio della multi-coerenza, in cui vengono analizzate quattro immagini satellitari acquisite in date diverse ed elaborate in modo congiunto. Rispetto ad altri metodi di analisi, in questo caso, la multi-coerenza visualizza in modo più chiaro i danni. L’impatto dell’esplosione ha infatti avuto ripercussioni non solo nell’area del porto, ma anche nelle zone limitrofe.


 

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