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  • sabato 28 dicembre 2024

Frena l’industria. Produzione (-5,6%) sul mese di agosto

 


Battuta d’arresto, a settembre, per la produzione industriale. Dopo quattro mesi di crescita l’indice destagionalizzato della produzione industriale, a settembre, è calato del 5,6% rispetto ad agosto. Corretto per gli effetti di calendario l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 5,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22 contro i 21 di settembre 2019). A renderlo noto è l’Istat.  Nella media del terzo trimestre il livello della produzione cresce del 28,6% rispetto al trimestre precedente.  L’indice destagionalizzato mostra diminuzioni congiunturali in tutti i comparti: variazioni negative caratterizzano, infatti, i beni di consumo (-4,8%), i beni strumentali (-3,9%), i beni intermedi (-1,6%) e, in misura meno rilevante, l’energia (-0,3%). 


Le flessioni, su base annua, sono più ampie per i beni strumentali (-7,1%), i beni di consumo (-5,7%) e i beni intermedi (-4,2%), mentre resta sostanzialmente stazionaria l’energia (-0,1%).  Gli unici settori di attività economica che registrano incrementi tendenziali sono l’attività estrattiva (+2,7%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+2,0%) e le altre industrie (+0,2%). Viceversa, le flessioni maggiori si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-20,8%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-20,4%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-11,9%).  “Dopo quattro mesi di crescita e il forte aumento registrato ad agosto, a settembre – è il commento dell’Istat – la produzione industriale diminuisce in termini congiunturali, registrando comunque un livello superiore dell’1,3% rispetto a luglio. Rispetto a febbraio 2020, mese immediatamente precedente l’esplosione della crisi, il livello è inferiore di circa il 4% mentre, in termini tendenziali, l’indice corretto per gli effetti di calendario è più basso del 5,1%. Riduzioni tendenziali particolarmente ampie riguardano le industrie tessili, dell’abbigliamento, pelli e accessori e quelle petrolifere. In controtendenza solo il comparto estrattivo, la fornitura di energia e le altre industrie manifatturiere”.


 

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