Effetto Covid sul Pil, nel 2020 in picchiata del 10%. Difficile il recupero
Effetto Covid sul prodotto interno lordo dell’Italia. Nel 2020 il Pil registrerà una “caduta storica”, un crollo del 10%: si torna indietro ai livelli di 23 anni fa. In termini pro-capite, la perdita di reddito al 2020 equivale a più di 4.000 euro a persona. La risalita sarà “difficile” e nel 2021 si avrà un recupero con un Pil a +4,8%, non includendo però la prossima manovra di bilancio e l’utilizzo delle nuove ingenti risorse europee. A stimarlo è il Centro Studi di Confindustria nelle previsioni economiche d’autunno. La dinamica del biennio è lievemente peggiore rispetto alle ultime previsioni, diffuse a maggio, quando il Csc stimava una diminuzione del 9,6% nel 2020 e un rimbalzo del 5,6% nel 2021. A pesare è l’incertezza legata all’aumento dei contagi.
La fine del lockdown ha determinato la risalita della domanda, che in vari settori si era azzerata, rilanciando l’attività nell’industria. Questo ha portato a un rimbalzo del Pil nel terzo trimestre 2020, nonostante il recupero lento nei servizi, gravati dal crollo dei flussi turistici.
L’aumento recente dei nuovi contagi, secondo il Csc, “è fonte di incertezza e spiega la debolezza attesa per l’economia nel quarto trimestre”. Il recupero del Pil dovrebbe riprendere “in modo graduale da inizio 2021, a condizione che la diffusione del Covid sia contenuta in modo efficace”. Nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sarà ancora inferiore di oltre il 3% rispetto a fine 2019 e molto lontano dai massimi di inizio 2008, di circa 8 punti percentuali.
La marginale revisione al ribasso nel biennio è spiegata, secondo gli economisti del Csc, da un impatto della crisi sanitaria un po’ più negativo di quello atteso alcuni mesi fa.
Le misure di contenimento del virus introdotte a marzo e aprile hanno avuto un effetto drammatico sull’economia italiana, mettendo a serio rischio la tenuta di un sistema che, già prima della diffusione del Covid-19, stentava a crescere. La “tempesta perfetta”, causata a marzo-aprile da un doppio shock di domanda e offerta, indotto dal blocco normativo delle attività in numerosi settori dell’industria e dei servizi, e dalle limitazioni agli spostamenti delle persone con l’obiettivo di contenere la diffusione del virus, ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana: il Pil è diminuito complessivamente del 17,8% nel primo e secondo trimestre. Le misure ingenti varate dal Governo durante i primi mesi dell’emergenza hanno fornito liquidità a famiglie e imprese.
Il marcato calo del Pil ha avuto un pesante riflesso sull’input di lavoro: -15,1% annuo il monte ore lavorate nella media dei primi due trimestri. La maggior parte dell’aggiustamento è avvenuta tramite un calo di ore pro-capite (-13,5%), mentre le persone occupate sono scese solo dell’1,5%. Ciò grazie al ricorso imponente a strumenti come la Cig, che il Governo ha reso disponibile in deroga.
Dato il livello del Pil ancora compresso nel resto del 2020, si prevede che i recenti dati positivi sugli occupati non avranno seguito. Il numero di occupati registrerà quindi un -1,8% nella media del 2020 (-410mila persone). Nel 2021, con un recupero incompleto del Pil, la risalita della domanda di lavoro risulterà smorzata e il numero di occupati si aggiusterà verso il basso: -1% (-230mila persone).
Sul fronte dell’export, nello scenario Csc, le esportazioni italiane di beni e servizi crollano del 14,3% nel 2020 e risalgono dell’11,3% nel 2021.
Quanto ai conti pubblici, il rapporto deficit/Pil è previsto quest’anno in netto aumento al 10,8% del Pil (dall’1,6% del 2019). Nel 2021, il rapport deficit/Pil scenderà al 5,8%. Il rapporto debito pubblico/Pil toccherà il 158,7% quest’anno e il 156,5% nel 2021, con un balzo di oltre 24 punti dal 134,6% del 2019.
Per risollevare l’economia italiana dopo decenni di bassa crescita, secondo Confindustria, serve “un cambio di paradigma” per accrescere strutturalmente il potenziale di espansione dell’economia italiana, intervenendo proprio laddove la dinamica della produttività è bloccata. In questo senso l’utilizzo degli strumenti europei (Sure, Mes e Next-Generation Eu) costituisce un bivio cruciale: “se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l’effetto, portando avanti riforme troppo a lungo rimaste ferme, allora si sarà imboccata la strada giusta per risalire la china. Altrimenti, l’Italia rimarrà un Paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico”.
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