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  • martedì 13 maggio 2025

Ecobonus, 500 giorni all’alba

Con i decreti attuativi di inizio agosto e le circolari dell’agenzia delle entrate è di fatto entrato in piena operatività l’ecobonus del 110%, la misura tanto attesa sia dalla filiera delle costruzioni che dai privati cittadini (e non solo). Le modifiche apportate al testo del decreto durante i lavori parlamentari hanno, infatti, aumentato i possibili beneficiari. Oggi, sotto determinate condizioni, possono richiedere l’agevolazione anche Onlus, associazioni di volontariato, associazioni e società sportive dilettantistiche. Per le persone fisiche l’incentivo viene concesso anche per i lavori che non riguardano la prima casa.


L’aumento della platea dei possibili beneficiari e la possibilità di cedere il credito, hanno stimolato l’interesse di comparti imprenditoriali non strettamente legati al settore dell’edilizia, come le banche e le multiutlitiy, che vedono nell’ecobonus la possibilità di replicare il business, garantito dallo Stato, del fotovoltaico, registrato a cavallo della prima decade del ventunesimo secolo.


Ad oggi, però, c’è il rischio che questa manovra, visti i vincoli, soprattutto temporali, non sia per tutti. Mancano poco meno di 500 giorni per poter finire i lavori e, quindi, rispettando tutte le richieste, essere sicuri di poter beneficiare dell’incentivo. E senza una proroga, ci sarà una prima disparità tra chi potrà eseguire lavori immediatamente cantierabili e di facile realizzazione, e chi rischia di rimanere impantanato nella burocrazia (in primis le assemblee di condominio), ed in lavori più complessi.


È molto probabile che un intervento su un condominio abbastanza numeroso richieda maggior tempo per vedere la fine lavori, rispetto ad una villetta, soprattutto se seconda casa (anche per motivi logistici, infatti, chi ristruttura un immobile differente dalla prima abitazione, non subisce gli stessi disagi di chi ristruttura la casa dove abita).


Se ciò è vero, è possibile che beneficeranno maggiormente dell’incentivo quegli immobili meno utilizzati, e quindi dal punto di vista energetico si produrrà un risparmio minore. Se, infatti, ristrutturo la seconda casa dove vivo poche settimane o mesi all’anno, il risparmio di energetico che produco è relativo ai soli mesi in cui realmente utilizzo l’appartamento. Rispetto alla casa in cui abito tutto l’anno, il risparmio energetico generato è, dunque, sicuramente inferiore.


A ciò si deve aggiungere che proprio questo incentivo potrebbe far crescere il mercato delle villette da ristrutturare, visto che i lavori per sistemarle potrebbero essere agevolati. In questo modo sembrano facilitati i possessori di seconde case, rispetto a chi vuole abbattere i costi della propria bolletta energetica.


Un incentivo sicuramente interessante, ma che al momento potrebbe acuire ulteriormente le disuguaglianze, in un periodo in cui le fratture interne alla società sono già evidenti, a causa di due effetti distorsivi, non incoraggia gli interventi più complessi e più efficienti, che hanno bisogno di più tempo per essere realizzati, e avvantaggia i possessori di seconde case, specialmente le villette. 


Per fare in modo che questo sforzo economico collettivo, non si esaurisca con la fine delle agevolazioni, ma inneschi la crescita di un mercato, sostenibile economicamente ed ambientalmente, per l’efficienza energetica, è necessario quanto prima procedere ad una proroga dell’ecobonus.


Questa soluzione, infatti, consentirebbe a tutti di poter beneficiare dell’incentivo, con il vantaggio di ridurre la povertà energetica ed aumentare l’efficienza energetica. Speriamo quindi che anche grazie ai fondi europei si trovino le risorse ed il coraggio per rendere questa misura se non strutturale almeno di più largo respiro.


NINGIA


 

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