Stato d’agitazione dei penalisti contro lo ‘Scempio’ del Processo da remoto

Le Camere Penali dichiarano lo stato di agitazione dei penalisti italiani. Nella delibera della Giunta Esecutiva si esprime e si ribadisce la più ferma ed intransigente opposizione alla smaterializzazione del processo penale appena approvata, “riservando ogni ulteriore e conseguente iniziativa politica”.
Lo scontro tra Camere Penali e ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è aperto, e lo scontro sarà durissimo, soprattutto nelle settimane e nei mesi che verranno. Lo si coglie perfettamente bene dalla delibera sottoscritta dal Presidente dei penalisti Italiani Gian Domenico Caiazza, ed in cui l’Unione Camere Penali “proclama lo stato di agitazione contro lo scempio del processo penale da remoto”.
Il messaggio al ministro Bonafede è un messaggio frontale quanto mai, e conoscendo la determinazione del presidente dell’Unione Gian Domenico Caiazza, c’è da credere che i penalisti italiani non intendono abdicare per nulla al loro ruolo e alla loro missione fondamentale, che è quella di garantire i diritti della difesa.
L’impegno del Governo e del Parlamento - si legge nella delibera delle Camere Penali- di escludere nel decreto-legge della prossima settimana dal processo da remoto l’istruttoria dibattimentale e le discussioni “è un ripensamento importante, ma se non sarà rispettato le iniziative di protesta saranno durissime”.
I penalisti italiani riconfermano qui la loro posizione originaria e contestano “la intervenuta conversione in legge del dl con il quale sono state introdotte norme intese a consentire la celebrazione di processi penali su piattaforme commerciali di conversazione (Skype for Business e Teams), sul presupposto di condizioni epidemiche tali da non consentirne la celebrazione nelle aule giudiziarie”. Naturalmente il no delle Camere Penali su questo fronte rimane categorico perché questi provvedimenti normativi sono giudicati “veicolo di un autentico sovvertimento dei principi basilari e fondativi del processo penale, quali quelli della oralità e della immediatezza, che presuppongono la ineliminabile fisicità della sua celebrazione, inderogabile anche in presenza di condizioni di pericolo per la salute pubblica peraltro in via di progressiva attenuazione”.
Bonafede è avvertito, le Camere Penali ribadiscono “l’incessante iniziativa politica dei penalisti italiani volta a contrastare tale innovazione normativa, che ha trovato consensi parlamentari crescenti, sia in parte delle opposizioni che in alcune forze di maggioranza, al punto che la Commissione Giustizia della Camera aveva approvato una ipotesi di modifica del comma 12 bis, volta ad escludere dalla celebrazione da remoto sia la istruttoria dibattimentale che le discussioni”.
Tale atto -però precisano le Camere Penali- non ha sortito effetti sul provvedimento in via di conversione, ma ha determinato l’approvazione, “grazie anche ad un fecondo confronto tra forze di Governo e alcune forze di opposizione, di un ordine del giorno comune che impegna il Governo ad adottare quelle modifiche limitative del processo da remoto “nel primo provvedimento utile”, dunque nell’imminente decreto legge previsto per i primi giorni della prossima settimana”.
Non si illuda nessuno però. Rimane ferma e decisa l’opposizione incondizionata dei penalisti italiani “ad ogni forma di smaterializzazione del processo comunque giustificata”.
Da qui allo stato di agitazione proclamato dai penalisti italiani il passo è davvero breve, “Stato di Agitazione” con il quale il leader delle Camere Penali italiane Gian Domenico Caiazza “esprime e ribadisce la più ferma ed intransigente opposizione alla smaterializzazione del processo penale appena approvata, riservando ogni ulteriore e conseguente iniziativa politica” Gian Domenico Caiazza va ancora oltre la semplice dichiarazione formale di “Stato di agitazione”, e aggiunge che” nel caso in cui l’impegno del Governo e del Parlamento di immediatamente escludere, con il primo provvedimento legislativo utile, dalla celebrazione dei processi da remoto sia gli atti di istruttoria dibattimentale (esame testi, periti e consulenti) sia le udienze di discussione, non dovesse avere seguito”, i penalisti di tutta Italia metteranno in campo “la adozione delle più determinate forme di protesta per impedire che lo scempio del processo penale oggi approvato possa avere concreto seguito nella giurisdizione del nostro Paese”.
C’è abbastanza carne al fuoco per ritenere che il ministro Bonafede non rimarrà con le braccia incrociate nei prossimi giorni, perché sono ormai troppi i fronti difficili aperti dal Paese contro il governo di cui fa parte, ma anche perché- da indiscrezioni che circolano prepotenti all’interno del Palazzo- si racconta che Conte abbia fatto di tutto per evitare lo scontro diretto con i penalisti, ma che ancora una volta sia prevalso però lo spirito giustizialista dei pentastellati a Palazzo Chigi a far saltare il piatto. Decisive le prossime mosse.
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