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  • mercoledì 7 maggio 2025

Nuovi arresti nella famiglia Casamonica, parla la collaboratrice di Giustizia: "Non hanno mai lavorato lecitamente

 


 


“Le persone di cui sto parlando non hanno mai lavorato lecitamente nella vita”. Lo riferisce una collaboratrice di giustizia in una dichiarazione agli inquirenti riportata nell’ordinanza cautelare sui Casamonica. “Dopo il risalto mediatico che è stato dato ai funerali di Vittorio Casamonica, i Casamonica si sono allarmati, anche perché si è sottolineato che formalmente sono nullatenenti ma nei fatti sono ricchissimi. Per cui, per giustificare in qualche modo il loro tenore di vita, i componenti più giovani della famiglia hanno iniziato a fare ricorso a finte assunzioni, per le quali in realtà versano loro i contributi. In questi casi le somme dello stipendio vengono consegnate brevi manu ai finti datori di lavoro, che le accreditano sui conti dei lavoratori in modo da far risultare un pagamento tracciabile”. “Io all’inizio avevo trovato un lavoro come cassiera in un supermercato. Poi i familiari di (…) mi hanno spiegato che per i Casamonica le donne devono stare in casa e badare al marito e ai figli, non devono uscire e non devono dare confidenza ad altre persone”. Così ha detto una collaboratrice di giustizia agli inquirenti nella deposizione resa nei mesi scorsi nell’ambito dell’inchiesta che ha portato oggi a 20 arresti. Il compagno della donna “è sempre stato molto violento a casa, ha sempre avuto la pretesa di controllare la mia vita”, ha spiegato. “Dopo essere stato arrestato Raffaele ha continuato a mantenere un controllo sulla mia vita tramite la madre, che abitava nell’appartamento accanto al mio. In particolare, pretendeva che non avessi amiche, che non frequentassi nessuna persona. Mia suocera, inoltre, era violenta e minacciosa: in particolare, in un’occasione, mi ha puntato un coltello sotto la gola e in diverse circostanze ha minacciato di sfregiarmi con l’acido. Inoltre mio marito non voleva che le figlie andassero a scuola, neanche alla scuola materna”. La figlia “a settembre dovrà iniziare le scuole elementari, ma lui non voleva perché diceva che le donne devono stare in casa. Insomma, mi sono resa conto che non potevo continuare quel tipo di vita e ho provato timidamente a dire che volevo andare via, ma lui mi ha minacciata e ha detto che lui ha amicizie anche in Repubblica Ceca e che avrebbe potuto fare del male alla mia famiglia. Ha aggiunto che, se fossi andata via, una volta scarcerato mi avrebbe raggiunta ovunque e mi avrebbe ammazzata”. “Quando c’è un problema, diventano tutti… tutti una famiglia, che si aiutano. Sono gelosi tra loro quando uno uno ha più dell’altro, però quando c’è un problema, loro tolgono questa cosa di gelosia e si rinforzano l’uno con l’altro, se scappa uno e non sa dov’è, uno lo incontra, lo blocca, lo ferma, chiama e aspetta che viene la persona, così si aiutano e così va in tutto, se uno se litiga, poi magari ci si incontrano, arrivano le mani, il litigio è grande, chiamano parenti, parenti aiutano. È un branco “Così funziona – continua la pentita – Si aiutano tra loro, nei problemi si uniscono sempre o tra i parenti o tra le persone esterne, sempre”.


 

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