Feti sepolti, Roma Capitale corre ai ripari e si prepara a varare un nuovo regolamento

Una mozione e una delibera di Giunta, pronta per essere approvata, affinché quanto accaduto al cimitero Flaminio, dove tra settembre e ottobre diverse donne, dopo aver affrontato un’interruzione di gravidanza, hanno scoperto il proprio nome e cognome su delle croci bianche, luoghi di sepoltura – non richiesta – dei feti.
Le iniziative politiche, a firma Movimento Cinque Stelle, sono state annunciate stamattina in occasione della commissione congiunta Pari opportunità e Ambiente di Roma Capitale, avente come oggetto ‘Analisi del Regolamento di Polizia cimiteriale, alla luce della problematiche emerse in merito alle sepolture dei feti/prodotti abortivi pressi i cimiteri capitolini’. A illustrare la delibera è stato Alessandro Aurigi, capostaff dell’assessore alle Politiche del verde di Roma Capitale, Laura Fiorini: “La delibera dell’assessorato va a colmare il vuoto normativo tra le discipline del ’79 e del ’90. L’obiettivo è quello di rimediare alla lacuna giuridica sui prodotti abortivi nell’ottica di tutelare il diritto alla privacy delle donne, andando a modificare l’articolo 4 del Regolamento di Polizia cimiteriale del Comune di Roma inserendo due passaggi per evitare il ripetersi di una situazione analoga a quanto accaduto. Se la richiesta sarà ben precisa si opererà in un certo modo, altrimenti verrà semplicemente associato un codice identificativo al prodotto abortivo che verrà inumato ma garantendo la privacy”.
Il nuovo testo del Regolamento, così come modificato dalla delibera che dovrà essere discussa nelle commissioni e poi in Assemblea capitolina, prevede che per la sepoltura dei prodotti abortivi venga istituita una apposita sezione del registro cimiteriale che contenga i dati relativi ai permessi di trasporto e seppellimento rilasciati dalla Asl e in cui vengano riportati i dati delle genitrici collegati a un codice alfanumerico progressivo, che verranno secretati. Se i parenti presenteranno domanda potranno indicare anche la modalità di sepoltura richiesta, altrimenti si procederà all’inumazione con una targhetta identificativa riportante il solo codice alfanumerico. L’intento, ha commentato Aurigi, “è quello di colmare questa lacuna con un meccanismo che identifica i feti senza creare problematiche legate alla privacy. I pareri tecnici e contabili sono favorevoli, ma il percorso della delibera è ancora in itinere e l’assessore è disponibile a valutare possibili modifiche o integrazioni che deriveranno dal dibattito nelle commissioni e in Aula”.
A tentare di spiegare la confusione normativa sulla vicenda è stato Fabrizio Ippolito, direttore dei Servizi cimiteriali di Ama: “L’azienda gestisce i servizi cimiteriali dal ’98. I presupposti giuridici, di cui sottolineo la vetustà, sono il Regio decreto del 9 luglio 1939, il Dpr sul Regolamento di Polizia mortuaria del 10 settembre 1990 e il Regolamento comunale di Polizia cimiteriale del 1979. Il Dpr per quanto riguarda la sepoltura dei prodotti abortivi dalle 20 alle 28 settimane richiede dei permessi rilasciati dalle Usl, e a richiesta dei genitori possono essere sepolti prodotti anche inferiori alle 20 settimane. Secondo il Regolamento, poi, ogni fossa è costituita da un cippo con un numero progressivo e una targhetta con nome e cognome e data di nascita e morte del defunto”.
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