De Chirico, l’orologeria e la metafisica
L’oreficeria è l’arte dei re: ad essa si dedicarono fino al Rinascimento grandi artisti del calibro di Verrocchio, Dürer, Benvenuto Cellini, probabilmente gli stessi Botticelli e Leonardo da Vinci. Dopo la Rivoluzione industriale e la nascita del design, attualmente è tornata viva la necessità di distinguere artigianato e industria, con attenzione alla creatività degli orafi. Per gli allievi orafi riflettere nel corso di un intero anno di scuola sul lavoro di un grande maestro quale fu Giorgio de Chirico, comprendendo le ragioni profonde della sua arte e dei principi della Metafisica è stato un impegno importante: non hanno dovuto limitarsi alla mera riproduzione in cera e metallo di particolari delle opere del Maestro, ma hanno creato cercando i propri archetipi per esprimerli con il linguaggio formale della Metafisica. E’ un’operazione che richiede un approccio del tutto diverso all’arte orafa, che in un certo senso riporta alla concezione rinascimentale del mestiere: il connubio tra il prodotto attuale degli allievi orafi e de Chirico risulta quindi perfetto dato che il Maestro era profondamento interessato alle tecniche antiche. Le potenti immagini archetipiche di de Chirico ci mostrano un uomo alla ricerca della perfezione rinascimentale e non è possibile scindere il suo immaginario dall’interesse e dalla comprensione profonda dell’opera di Piero della Francesca, Beato Angelico e il Quattrocento italiano. La rilettura del linguaggio formale di de Chirico attualizzata nei contenuti legati al nostro presente corrisponde quindi a ricercare nel contemporaneo quei valori eterni, quegli interrogativi sull’animo umano che sono parte fondante della Metafisica.
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