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  • sabato 3 maggio 2025

Radicali: “Al Foro Italico sgombero rom e nessuna soluzione”

 


“Verrà sgomberato l’insediamento di via del Foro Italico 431, nel quale vivono quasi duecento persone di cui una quindicina minori. La domanda, in questi casi, è sempre la stessa: che fine faranno queste persone? Perché come sempre, non sono state previste misure alternative di ricollocamento. Niente case, nessun inserimento nei circuiti di accoglienza” dichiarano Francesco Mingiardi, segretario di Radicali Roma e Giorgio Andreoli, consigliere radicale del secondo municipio.  “Insieme ai consiglieri Caterina Boca e Andrea Rollin – continua Andreoli – abbiamo inviato una lettera alla Sindaca Raggi e all’assessora alle politiche sociali del Comune di Roma Mammì per chiedere l’immediato intervento della ASL e del dipartimento alla Persona del Comune al fine di attivare percorsi personalizzati di assistenza. Ovviamente la lettera è stata ignorata. Le baraccopoli devono essere superate, ma per farlo non basta cacciare le persone che ci vivono. Serve una strategia, un piano di governo e qualcuno che si assuma la responsabilità di attuarlo.  Da anni chiediamo che la situazione venga affrontata con interventi strutturali che rispettino la persona e la dignità umana, che si avvii un processo di superamento dei campi atto a migliorare la vita di chi li abita. Già nel 2015 avevamo raccolto, insieme ad altri, 6.000 firme e presentato la delibera di iniziativa popolare Accogliamoci, che andava esattamente in tal senso: non è stata ancora calendarizzata. Da anni associazioni come la 21 Luglio indicano la strada da seguire e offrono supporto e soluzioni del tutto ignorate dalle istituzioni cittadine. Il Piano Raggi avrebbe risolto tutto, dicevano. Sono passati altri cinque anni e la situazione è riuscita addirittura a peggiorare. Non sono i piani che mancano, ma la volontà e la responsabilità politica. La soluzione resta sempre la stessa: lo sgombero. Come se le persone sgomberate svaniscano con la distruzione delle loro baracche. In realtà si continua a giocare al gioco dell’oca”.


 

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