Morte della giovane Elena Aubry, a giudizio a Roma in sei. Non hanno vigilato sulla strada e sull’asfalto della via Ostiense. Risponderanno di omicidio stradale

Morte della giovane Elena Aubry, a giudizio a Roma in sei. Non hanno vigilato sulla strada e sull’asfalto della via Ostiense. Risponderanno di omicidio stradale Elena Aubry ha perso la vita il 7 maggio del 2018, a soli 26 anni in un incidente stradale sulla via Ostiense. Oggi, per quella morte, sei persone sono finite sul registro degli indagati per omicidio stradale. Il decesso, per l’accusa, sarebbe da imputare a chi aveva l’obbligo di salvaguardare quel tratto di strada ma non l’ha fatto. A finire sul banco degli imputati due dirigenti del Simu, dipartimento infrastrutture del Campidoglio, uno del municipio di Ostia e tre tra responsabili e delegati della ditta che si occupava dell’asfalto. La mancata manutenzione e la mancata vigilanza avrebbero causato la tragedia. Soddisfazione per quanto deciso dai giudici è stata espressa dalla madre della ragazza innun lungo post su Fb: "Ci sono i primi indagati per la morte di Elena. Che quella strada sia la causa della sua morte, mi pare sia fuori da ogni dubbio. Altre due persone cadute lì a 15 giorni di distanza dal suo incidente, tanto da ascoltarmi a chiudere quella strada (lo è stato fatto dopo un anno, almeno per le due ruote). Ma non è bastato: una decina di giorni fa un altro scontro di auto, esattamente davanti all’albero di Elena, sempre ’per quelle maledette radici’. Io non provo odio ’personale’ verso nessuno. Ma un processo, la Giustizia, non può che stabilire dei principi che devono essere oggettivi. E il principio in questa vicenda è "La strada non deve uccidere", né Elena, né nessun altro, mai più, ora e sempre. Che la morte di Elena almeno - scrive ancora la madre di Elena - serva a determinare questo: la strada è un elemento del nostro vivere quotidiano, indispensabile per ’la struttura’ del vivere".
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