Sanità, il viceministro Sileri sull’Hcv e la gestione dei pazienti consumatori
"L’associazione dei pazienti indica 130-140mila persone che non sanno di avere l’epatite C. Altri studi ne individuano 300mila. Anzitutto, quindi, bisogna capire il numero reale, perchè è differente stanziare risorse per il trattamento di 150mila o 300mila pazienti. La prima cosa da fare è affidare uno studio all’Istituto Superiore di Sanità, affinchè ci dia una stima realistica sulla previsione di spesa a cui andiamo incontro". A dirlo è Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, durante la presentazione del progetto Hand nell’ambito del convegno ’La gestione dell’Hcv in pazienti consumatori di sostanze’ alla Biblioteca del Senato della Repubblica a Roma.
Da questa previsione "possiamo investire i fondi per i singoli individui, per i test ma non solo". I fondi, infatti, sono necessari anche "per la formazione dei medici e del personale sanitario, per individuare coloro che potrebbero avere bisogno.
Quando apprendo- continua Sileri- che circa i 2/3 dei pazienti che afferiscono al Ser.D. non hanno fatto il test, non va bene.
E’ lì che devono andare le risorse. Quello è il serbatoio dove possiamo scovare coloro che hanno la malattia".
Tra l’altro, illustra il viceministro, "quelli sono i pazienti che più sfuggono al controllo, i più delicati. Per questo serve una formazione degli operatori sanitari sia nel pre che nel post.
E’ un investimento, non una spesa. Se non consideriamo la sanità come silos quello che si risparmia oggi, lo si risparmia per trent’anni. Dobbiamo scovare il sommerso", conclude Sileri.
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