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  • lunedì 28 aprile 2025

Rezza (Infettivologo): "Rischi dalla Fase Due"

 


 


“Consideriamola una sperimentazione. Va intesa così la fase 2. La riapertura graduale era improrogabile. Ci prendiamo dei rischi. Ora vediamo se funziona. Si è cercato di regolamentare tutti gli ambiti della ripresa delle attività ma il fatto che si creino maggiori occasioni di contatto fra le persone è un elemento che favorisce la trasmissione del virus. Pensiamo ai trasporti dove per quanto si usino tutte le cautele possibili si creano inevitabilmente delle interazioni tra uomini”. Così, Giovanni Rezza, direttore del dipartimento delle malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, intervistato dal Corriere della Sera.


Su un eventuale ripresa dei contagi Rezza spiega che “l’aumento dei casi è immediatamente rilevabile: crescono gli accessi al pronto soccorso, i ricoveri, i morti nelle residenze per anziani. A quel punto bisogna essere non pronti, di più. Il lavoro di intercettare il pericolo spetta a medici di famiglia e servizi di prevenzione sul territorio”.


Ma per Rezza “tornare a un secondo lockdown nazionale sarebbe disastroso da tutti i punti di vista”. Occorrerà quindi “Fare chiusure frammentate, creare tante zone rosse anche di minima ampiezza. Blindare subito le aree regionali colpite da focolai in modo da soffocarli sul nascere. Nella fase 1 hanno funzionato.I blocchi a termine sono efficaci e più digeribili dalla popolazione”.


 


“Consideriamola una sperimentazione. Va intesa così la fase 2. La riapertura graduale era improrogabile. Ci prendiamo dei rischi. Ora vediamo se funziona. Si è cercato di regolamentare tutti gli ambiti della ripresa delle attività ma il fatto che si creino maggiori occasioni di contatto fra le persone è un elemento che favorisce la trasmissione del virus. Pensiamo ai trasporti dove per quanto si usino tutte le cautele possibili si creano inevitabilmente delle interazioni tra uomini”. Così, Giovanni Rezza, direttore del dipartimento delle malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, intervistato dal Corriere della Sera.


Su un eventuale ripresa dei contagi Rezza spiega che “l’aumento dei casi è immediatamente rilevabile: crescono gli accessi al pronto soccorso, i ricoveri, i morti nelle residenze per anziani. A quel punto bisogna essere non pronti, di più. Il lavoro di intercettare il pericolo spetta a medici di famiglia e servizi di prevenzione sul territorio”.


Ma per Rezza “tornare a un secondo lockdown nazionale sarebbe disastroso da tutti i punti di vista”. Occorrerà quindi “Fare chiusure frammentate, creare tante zone rosse anche di minima ampiezza. Blindare subito le aree regionali colpite da focolai in modo da soffocarli sul nascere. Nella fase 1 hanno funzionato.I blocchi a termine sono efficaci e più digeribili dalla popolazione”.


 

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