• Quotidiano di informazione
  • giovedì 1 maggio 2025

Nomine Ue, fumata nera sul socialista Timmermans

Il Consiglio europeo di Bruxelles dedicato al negoziato sulle nuove nomine per i vertici delle istituzioni Ue, iniziato ieri sera attorno alle 19, è ancora in corso. Poco dopo le 23, alla fine della cena di lavoro, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha cominciato una girandola di consultazioni bilaterali con i capi di Stato e di governo, che è poi durata tutta la notte, per cercare delle convergenze fra le diverse posizioni che facilitassero un accordo.


Il punto di partenza era il cosiddetto “pacchetto di Osaka”, ovvero la proposta che i leader di Francia, Germania, Spagna e Olanda hanno discusso in Giappone con Tusk durante il vertice del G20, venerdì e sabato scorsi (ma secondo il premier italiano Giuseppe Conte, in realtà, la proposta era stata elaborata dai promotori già nei giorni precedenti).


Il pacchetto prevedeva che alla presidenza della Commissione venisse designato lo “Spitzenkandidat” (“candidato capolista”) dei Socialisti, l’olandese Frans Timmermans; che la presidenza del Consiglio europeo andasse al premier belga uscente, il liberale Charles Michel; e che venisse nominata come Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune una donna del Ppe (le indiscrezioni indicavano soprattutto due nomi possibili: la bulgara Kristalina Georgieva, attuale direttore esecutivo della Banca Mondiale ed ex commissaria europea, o la sua connazionale Mariya Gabriel, attualmente commissaria Ue all’Economia digitale).


Il pacchetto suggeriva anche di attribuire allo “Spitzenkandidat” del Ppe, Manfred Weber, la presidenza del Parlamento europeo per tutta la durata di questa legislatura (due mandati da due anni e mezzo ciascuno); ma naturalmente la decisione finale spetta agli eurodeputati che dovranno eleggere il nuovo presidente dell’Assemblea mercoledì prossimo a Strasburgo, salvo sorprese.


Riguardo alla Banca centrale europea, c’è l’intesa di massima che il nuovo presidente, il successore di Mario Draghi, possa essere deciso più tardi; ma comunque, nella configurazione del pacchetto, sembrava essere destinato a una candidatura francese.


Già nel primo pomeriggio di ieri, comunque, il cosiddetto “pacchetto di Osaka” si scontrava con l’opposizione dura dei leader del Ppe, riuniti nel tradizionale pre-vertice a Bruxelles in vista del Consiglio europeo che sarebbe cominciato poche ore più tardi. L’opposizione, indirizzata soprattutto contro il cedimento della guida della Commissione al socialista Timmermans, è stata ribadita nello stesso Consiglio europeo dalla maggior parte dei capi di Stato e di governo affiliati al Ppe, a cui si è aggiunto, prevedibilmente, il “no” deciso dei paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia).


 

 Commenti

La tua email non verrà pubblicata. Campi richiesti:

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. OK