La prima Pasqua dei cinesi cattolici dopo l’accordo col Vaticano
A conferma della nuova epoca, nella diocesi di Mindong, il nuovo e il vecchio vescovo hanno celebrato insieme la messa del giovedì santo. Fino a qualche mese fa, infatti, Guo Xijin era l’Ordinario riconosciuto dalla Santa Sede ma non dal governo e guidava la comunità cosiddetta “sotterranea”. Per favorire l’unità della Chiesa, Roma ha riconosciuto il vescovo cosiddetto “ufficiale” Vincenzo Zhan Silu, e ha affidato a Guo Xijin il ruolo di ausiliare per la diocesi. Secondo alcune informazioni Guo Xijin non sarebbe ancora stato riconosciuto dall’Ufficio affari religiosi e pertanto si era detto che gli sarebbe stata proibita la partecipazione alla concelebrazione con le insegne episcopali.
E invece tutto si è risolto per il meglio e i due vescovi, l’ordinario Zhan Silu riconosciuto dal Papa, e il suo ausiliare Guo Xijin, hanno potuto concelebrare la Messa crismale. “La notizia rappresenta un segnale positivo e incoraggiante per il dialogo tra la Santa Sede e le autorità della Repubblica Popolare Cinese”, ha commentato Vatican News.
Altro segnale dell’avvenuto disgelo, sempre in questo periodo, l’annuncio che la Santa Sede parteciperà con un padiglione alla esposizione internazionale di orticoltura che si terrà a Pechino dal 28 aprile al 7 ottobre prossimi. Si tratta della “ultima testimonianza del boom di scambi bilaterali dopo che le due parti hanno siglato uno storico accordo l’anno scorso”, ha commentato da Pechino il giornale semiufficiale cinese Global Times. La partecipazione della Santa Sede all’expo, ha dichiarato al Global Times Wang Meixiu, ricercatore dell’Accademia cinese delle scienze sociali, “mostra che è poossibile ed accettabile per entrambi le parti avere scambi costruttivi anche se non ci sono ancora rapporti diplomatici”.
La testata ha peraltro riportato le dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lu Kang, secondo la quale Pechino e la Santa Sede “hanno continuato i colloqui” dopo l’accordo del settembre scorso sulle nomine episcopali e “lavorano con impegno per migliorare le relazioni”.
L’accordo tra Cina e Vaticano, del resto, è stato un “passaggio rilevante all’interno della lunga storia, che lo ha preceduto e che, auspicabilmente, lo seguirà”, ha scritto il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in introduzione del libro “L’accordo tra Santa Sede e Cina”, di prossima pubblicazione con la Urbaniana University Press, che, curato da Agostino Giovagnoli e Elisa Giunipero, ospita contributi di studiosi ed esperti, italiani e cinesi, sulle origini, il significato e le implicazioni, ma anche i tentativi di sabotaggio, interni ed esterni al mondo cattolico e al mondo cinese, dell’accordo.
Giovagnoli, in particolare, ricostruisce dettagliatamente il lungo percorso diplomatico che ha intrecciato contatti e scetticismo, sofferenze e proteste, accelerazioni e occasioni mancate, sin dalla fine degli anni Settanta. Quando lo storico del cristianesimo giunge a parlare dell’impulso impresso da Papa Francesco, sottolinea, tra l’altro, che “fin dall’inizio del suo pontificato, ci sono state voci che spingevano in altro senso.
Nel 2014, ad esempio, agenzie cattoliche specializzate come ‘Asianews’, ‘Ucanews’ e ‘Eglise d’Asie’ diffusero insistentemente notizie di croci abbattute e di chiese ridimensionate, in particolare a Wenzhou e nello Zhejiang, suggerendo o affermando che nulla era cambiato in Cina e che continuava una pesante persecuzione nei confronti delle religioni, rivolta anche contro la Chiesa cattolica. Anche negli anni successivi, queste agenzie – spesso procedendo in ‘rete’ tra di loro – hanno continuato a informare di vicende negative riguardanti vescovi, sacerdoti o comunità cattoliche in Cina, ripetendo in modo diretto o indiretto che non era in atto nessuna vera evoluzione della politica religiosa cinese e che non era il caso di credere ad aperture verso la S. Sede delle autorità della Repubblica popolare. Nel tempo, queste voci hanno espresso sempre più frequentemente perplessità e critiche verso l’opera del card.
Parolin e le aperture dello stesso Francesco”. L’accordo, poi, è stato ostacolato anche da “importanti gruppi di potere politico, militare e finanziario del mondo occidentale, con interessi in confitto con quelli cinesi. Si spiegano così le azioni di sabotaggio svolte per anni da servizi segreti di diversi paesi e, da ultimo, una vasta campagna della stampa internazionale che ha fiancheggiato l’esplicita contrarietà manifestata dalla diplomazia statunitense. Perplessità e contrarietà sono state attribuite anche a vescovi ‘clandestini’ e a membri della comunità cattolica cinese, ma da questa parte sono giunte anche voci esplicitamente favorevoli all’Accordo”. Che, in questi giorni, per la prima volta vede celebrare la Pasqua tutti i fedeli cinesi in comunione con il vescovo di Roma.
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