Incredibile scelta di Trump. Gli Usa lasciano la Siria settentrionale, i turchi liberi di regolare i conti con i curdi

La Turchia è determinata a “ripulire” la Siria settentrionale dai “terroristi” che minacciano la sua sicurezza. Non si tratta, purtroppo di quel che resta dell’esercito islamico e delle sue bandiere nere, ma dei guerriglieri curdi che lo hanno sconfitto sul terreno, decretandone la fine. Purtroppo la scelta del Presidente Trump, l’ennesima pagina incomprensibile di questa amministrazione, che ha già fatto retrocedere e ritirare i sui militari in quel territorio, farà, con ogni probabilità, la differenza, a tutto vantaggio della Tirchia che vuole la resa dei conti proprio con i curdi. Chiara la posizione di Ankara: “dall’inizio della guerra in Siria, abbiamo sostenuto l’integrità territoriale della Siria e continueremo a farlo. Siamo determinati a proteggere la nostra sicurezza ripulendo quest’area dai terroristi”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Mevlüt Cavusoglu, dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato che non si sarebbero opposti a un’operazione militare di Ankara contro le Unità di protezione del popolo, milizia curda che la Turchia considera fuorilegge. La Casa Bianca ha rivelato nella notte che la Turchia lancerà presto un’operazione militare nel nord-est della Siria, dove le forze Usa non sono più presenti. L’avvio dell’operazione – che nelle intenzioni di Ankara dovrebbe essere una vera e propria invasione – è stata confermata nella tarda serata di ieri, dopo un colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Gli Usa non saranno coinvolti nell’operazione, e la Turchia, secondo quanto riferito da Washington, sarà responsabile nell’area per tutti i prigionieri dello Stato islamico. “La Turchia procederà presto con la sua operazione a lungo pianificata nel Nord della Siria”, ha annunciato la Casa Bianca in una nota. “Le forze armate degli Stati Uniti non sosterranno né saranno coinvolte nell’operazione e le forze degli Stati Uniti, avendo sconfitto il califfato territoriale dell’Isis, non saranno più nelle immediate vicinanze”. “Il governo degli Stati Uniti”, si legge ancora nella nota, “ha esercitato pressioni su Francia, Germania e altre nazioni europee, da cui provenivano molti combattenti dell’Isis catturati, a riprenderli, ma non li volevano e si sono rifiutati”, ma “gli Stati Uniti non li terranno per molti anni e con un grande costo per il contribuente americano”. Da parte sua, l’ufficio di Erdogan ha confermato che il presidente ha discusso con Trump al telefono del piano della Turchia di istituire una “zona sicura” nella Siria nord-orientale. Ankara, ha spiegato Erdogan, ritiene l’operazione necessaria per combattere i “terroristi” e per creare “le condizioni utili al ritorno dei rifugiati siriani nel loro paese natale”. La Turchia ospita oltre 3,6 milioni di siriani fuggiti dalla guerra civile iniziata nel 2011. Ankara vuole trasferire fino a due milioni di rifugiati dal suo territorio. Nella sua telefonata con Trump, il presidente turco ha anche espresso la sua “frustrazione per il fallimento della burocrazia, militare e di sicurezza, degli Stati Uniti” nell’attuare l’accordo sull’area raggiunto nello scorso mese di agosto.
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