Francesco: “La Chiesa non chiude gli occhi su chi è in difficoltà e apre le sue porte”

Francesco: “La Chiesa non chiude gli occhi su chi è in difficoltà e apre le sue porte”
I cristiani tendono sempre la mano per rialzare gli altri: così il Papa in aula Paolo VI riprendendo, dopo la pausa estiva di luglio, le udienze generali.
Quando negli Atti degli Apostoli “Pietro invoca il nome di Gesù” e “ordina al paralitico di mettersi in piedi, nella posizione dei viventi”, “tocca questo malato, cioè lo prende per mano e lo solleva, gesto in cui San Giovanni Crisostomo vede ‘un’immagine della risurrezione”: ha sottolineato il papa. “E qui – ha proseguito – appare il ritratto della Chiesa, che vede chi è in difficoltà, non chiude gli occhi, sa guardare l’umanità in faccia per creare relazioni significative, ponti di amicizia e di solidarietà al posto di barriere. Appare il volto di ‘una Chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti’, che sa prendere per mano e accompagnare per sollevare, non per condannare”. Papa Francesco ricorda poi che il Tempio era anche “un luogo di scambi economici e finanziari” e che contro questo utilizzo si erano scagliati sia Gesù che i profeti:
Ma quante volte io penso a questo, quando vedo qualche parrocchia che si pensa che sono più importanti i soldi che i sacramenti! Per favore! Chiesa povera: chiediamo al Signore quello.
Volto di Chiesa che crea ponti di amicizia al posto di barriere
Il mendicante, spiega ancora il Papa, incontrando gli apostoli, “non trova denaro ma trova il Nome che salva l’uomo: Gesù Cristo il Nazareno. Pietro invoca il nome di Gesù, ordina al paralitico di mettersi in piedi”, lo prende per mano e lo solleva. In questo gesto, ricorda Francesco “san Giovanni Crisostomo vede ‘un’immagine della risurrezione’”. “Qui - prosegue il Pontefice - appare il ritratto della Chiesa, che vede chi è in difficoltà, non chiude gli occhi, sa guardare l’umanità in faccia per creare relazioni significative, ponti di amicizia e di solidarietà al posto di barriere
Appare il volto di “una Chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti”, che sa prendere per mano e accompagnare per sollevare – non per condannare. Gesù sempre – sempre! – tende la mano, sempre cerca di sollevare, di fare che la gente guarisca, che sia felice, che incontri Dio.
Accompagnamento è accostarsi all’altro, con compassione
Si tratta, chiarisce ancora Papa Francesco “dell’’arte dell’accompagnamento’ che si caratterizza per la delicatezza con cui ci si accosta all’altro, nella prossimità, “con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana”.
E questo fanno questi due apostoli con lo storpio: lo guardano, dicono “guardaci”, tende la mano, lo fa alzare e lo guarisce. Così fa Gesù con tutti noi. Pensiamo questo quando siamo in momenti brutti, in momenti di peccato, in momenti di tristezza. C’è Gesù che ci dice: “Guardami: io sono qui!”. Prendiamo la mano di Gesù e lasciamoci alzare.
La nostra ricchezza è il Vangelo: così possiamo arricchire gli altri
Pietro e Giovanni, conclude il Papa “ci insegnano a non confidare nei mezzi, che pure sono utili, ma nella vera ricchezza che è la relazione con il Risorto”. Siamo poveri, ma abbiano una grande ricchezza: “Il nostro tutto è il Vangelo, che manifesta la potenza del nome di Gesù che compie prodigi”. La domanda finale che Francesco rivolge a tutti è: “Qual è la nostra ricchezza, qual è il nostro tesoro? Con che cosa possiamo rendere ricchi gli altri?”.
Non dimentichiamo: la mano tesa sempre per aiutare l’altro ad alzarsi; è la mano di Gesù che tramite la nostra mano aiuta gli altri ad alzarsi.
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