“Dialogo, stabilità e sicurezza reciproca in tutti i Paesi del Golfo. Con l’Italia rapporto ottimo”
Intervista all’ambasciatore Al Sabah sulla cooperazione economica e culturale tra Italia e Kuwait
K metro 0 -Roma - Trent’anni fa, fra gennaio e febbraio del 1991, la Guerra del Golfo terminava con la liberazione del Kuwait (gennaio-febbraio 1991). L’Ambasciatore del Kuwait in Italia, Sheikh Azzam Mubarak Sabah al Sabahha incontratogiornalisti italianiper uno scambio di vedute sui rapporti bilaterali tra Kuwait e Italia, sul ruolo importante del piccolo emirato nella complessa situazione del Golfo Persico e sulle nuove prospettive che possono aprirsi in tutto il Medio Oriente con l’arrivo della nuova amministrazione Biden negli USA. L’incontro è stato organizzato da Nizar Ramadan, editore della testata specializzata in politica internazionale “Kmetro0.it”.
- Ambasciatore, qual è il ruolo svolto dal Kuwait nel processo di riconciliazione tra Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Qatar?
- Premesso che il mio Paese è da sempre favorevole al mantenimento della pace e del dialogo, della stabilità e sicurezza reciproca di tutti i Paesi del Golfo, il Kuwait in questa vicenda ha svolto un importante ruolo di mediazione nella regione. Non siamo stati i soli, tanti Paesi si sono impegnati in questo, anche gli Stati Uniti; la dirigenza saudita, in particolare, ha ammorbidito le sue posizioni, comprendendo che ci sono tanti punti – e interessi vitali – in comune, tra loro, noi e gli altri Paesi del Golfo, che ci spingono a cercare sempre di raggiungere un accordo. Diciamo che la relazione tra il Qatar, l’Arabia Saudita e gli altri Stati del Golfo è tornata alla normalità. Questo, anche perché sta lavorando bene il Consiglio di Cooperazione del Golfo (l’Organizzazione, nata nel 1981 su impulso del Kuwait e l’Arabia Saudita, con scopi d’integrazione economica, militare, politica e sociale tra i sei Stati della Penisola arabica, N.d.R.).
- Il Kuwait non è preoccupato, invece, per la ripresa del programma nucleare iraniano, dopo l’empasse dell’accordo internazionale del 2015 che lo limitava fortemente?
- Il Kuwait non era per nulla contrario all’accordo sul nucleare iraniano del 2015, e ha sempre giocato un ruolo attivo di mediatore tra Occidente, Unione Europea, USA e Iran: già quando, anni fa, ero ambasciatore in Bahrein, mi adoperai per questo. In una situazione che presenta analogie con quella che, in Estremo Oriente, vede contrapporsi Corea del Nord, altra aspirante potenza nucleare, USA e Paesi limitrofi: tra i quali il Giappone, che da anni, cerca di mediare con i nordcoreani, proprio come fa il Kuwait nella regione con gli iraniani. Ora speriamo che anche altri Paesi arabi partecipino a questo sforzo di mediazione.
- Nel complesso gioco mediorientale, inoltre, è stato molto importante l’avvio, l’estate scorsa, di ufficiali relazioni diplomatiche tra Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Israele. Come vede il Kuwait questa svolta?
- Il Kuwait non ha rapporti diplomatici con Israele. Però non può che guardare con favore a tutte quelle iniziative che possono realmente stemperare la tensione sia nella Penisola arabica sia in tutto il Medio Oriente, anche creando un clima diverso con Tel Aviv. Al contempo voglio ricordare che il Kuwait ha sempre partecipato con impegno ai programmi di aiuto ai palestinesi dell’ONU, anche quando altri Paesi arabi avevano smesso di farlo; e continua tuttora a partecipare.
- Kuwait-Cina: che relazioni avete con questo gigante asiatico, che da decenni ha avviato progetti di cooperazione tecnologica e una forte penetrazione economica in vari Paesi del Golfo?
- Rapporti costruttivi: ricordo che, nel 2018, l’allora emiro del Kuwait, S.A. Sabāḥ al-Aḥmad al-Jāber Āl Ṣabāḥ (scomparso poi a settembre 2020, N.d.R.), si recò in Cina, con una delegazione di alto livello, per concludere ufficialmente accordi bilaterali di cooperazione economica. Accordi relativi, soprattutto, allo sviluppo della nuova “Via della seta” e che noi e la Cina siamo interessati a far transitare anche nella Penisola arabica (come del resto fu già nell’antichità).
- Cosa può dirci, invece, dello sviluppo, nel vostro Paese, dei diritti della donna a oltre 15 anni dalla Conferenza internazionale di Sana’a su democrazia e diritti umani (2004)?
- E’ uno sviluppo pienamente in corso nel nostro Paese. Ricordo che sin dal 2005, in Kuwait abbiamo iniziato a riconoscere completamente il diritto delle donne ad accedere anche a tutti gli incarichi pubblici di rilievo, dal governo alla Pubblica amministrazione e alla magistratura, sino ai più alti livelli della carriera diplomatica.
- In conclusione, come definirebbe oggi i rapporti Kuwait – Italia e che prospettive ci sono per nuovi possibili accordi bilaterali?
- I rapporti tra i due Paesi sono ottimi, e ringrazio l’Italia per le posizioni tenute durante l’invasione irachena del 1990 del nostro Paese, e per aver partecipato attivamente, nel 1991, alla sua liberazione. La cooperazione con il vostro paese è proseguita anche in campo sanitario con un nostro importante contributo finanziario alla lotta contro il Covid-19; mentre già nel 2005 i nostri Paesi hanno firmato un accordo di cooperazione in campo tecnologico, scientifico, informatico e culturale, entrato in vigore nel 2012. Al momento c’è anche un accordo privato tra imprenditoria kuwaitiana e italiana (da qui, tra l’altro, la partecipazione italiana all’importante Expo tenutosi in Kuwait nel febbraio 2020). Poi, è prevista agli inizi del prossimo febbraio una visita nella regione del ministro degli Esteri italiano. Auspichiamo che l’Italia partecipi (ad esempio nello sviluppo di commercio ed energie rinnovabili) al programma “Kuwait Vision 2035”: un grande progetto di crescita, e, soprattutto, diversificazione, dell’economia nazionale, soprattutto nei settori dei servizi pubblici, infrastrutture, “green economy” e assistenza sanitaria. Abbiamo, infine, attraverso la Leonardo, importanti rapporti di cooperazione nella formazione professionale nel settore aeronautico. Non dimentichiamo poi lo sviluppo della cooperazione culturale tra i nostri Paesi; vorrei infine incoraggiare gli studenti kuwaitiani a venire a studiare qui in Italia, e quelli italiani a fare altrettanto nel nostro Paese.
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