Denaro in contante, prime vittime del sistema elettronico sono gli anziani

Al vaglio del Governo in questi giorni ci sono alcuni importanti provvedimenti finanziari. Tra questi, stanno facendo molto discutere quelli che puntano a penalizzare i pagamenti in contanti, introducendo un’aliquota IVA maggiore per chi sceglie questa modalità di pagamento, e i prelievi da bancomat, con l’applicazione di commissioni. L’obiettivo è quello di incentivare il ricorso al pagamento elettronico e garantire una maggior tracciabilità del denaro. Un provvedimento che, però, andrebbe a gravare in modo particolare su una determinata fascia di popolazione, gli anziani, i quali hanno minor dimestichezza con i pagamenti elettronici, che dovranno fare i conti con aumenti del costo del carrello al supermercato, delle bollette, se pagate in contanti tramite bollettino, e di qualsiasi altra voce di spesa. Decine o centinaia di euro in più ogni anno, che saranno costretti ad affrontare solo perché hanno poca dimestichezza con la moneta elettronica. “Persone di 70-80 anni che hanno passato la vita ad amministrare i propri risparmi gestendo denaro contante, alle quali ora chiediamo di stravolgere tutto ed iniziare a usare bancomat e app su smartphone, senza che nessuno si sia prima preoccupato di insegnare loro come si fa. – Ha commentato Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it, portale che si occupa di assistenza a cittadini e impresa sovraindebitati – Il rischio è quello di far pagare i conti di questa manovra ai cittadini più anziani, o, più in generale, meno pratici di tecnologie”. In un paese in cui appena il 21% dei cittadini tra i 16 e i 65 anni possiede un livello soddisfacente di alfabetizzazione digitale (dati OCSE), percentuale che è plausibile suppore scenda anche sotto il 10% tra gli over 65, digitalizzare improvvisamente tutte le transazioni economiche, è molto complesso, se non impossibile. Il rischio è quello di dare il via ad un uso smodato della carta di credito, che spesso consente di rateizzare i pagamenti, aggiungendo, talvolta, un tasso di interesse, ritrovandosi a fine mese con un importo da dover saldare ben al di sopra delle proprie necessità. “La carta di credito è uno strumento a doppio taglio – prosegue Bertollo – poiché non consente di avere una reale percezione di quanto si stia spendendo. Ad oggi, circa il 34% di chi si rivolge a noi per uscire da una situazione di sovraindebitamento, ha più di 65 anni e, per molti di loro, l’utilizzo sbagliato di questo metodo di pagamento è stato ciò che ha dato il via al tutto. Va, inoltre, detto che, colpendo gli anziani, si va a colpire uno dei pilastri della nostra società, colonna portante per molte famiglie”. In un mondo del lavoro che sembra essere pervaso da un precariato diffuso sono proprio i nonni a sostenere l’intera famiglia con la loro pensione. Si offrono come garanti dei loro figli in caso di mutui e prestiti, sostengono i nipoti nelle spese scolastiche, per le attività sportive o per il loro tempo libero. Il tutto utilizzando principalmente denaro contante. Se il prezzo di ogni singola operazione dovesse aumentare sensibilmente e se venisse imposto l’utilizzo di moneta elettronica, tale equilibrio verrebbe stravolto completamente. Il costo della vita famigliare potrebbe diventare insostenibile, e i nonni, che fino ad ora avevano aiutato figli e nipoti a far quadrare i conti, potrebbero non riuscire a sostenere le spese, fino ad arrivare a indebitarsi per centinaia o migliaia di euro. “In un paese in cui anche i più giovani talvolta faticano a stare al passo con le nuove tecnologie, come possiamo chiedere ad una persona anziana di controllare le proprie spese o trasferire denaro rigorosamente tramite app? La maggior parte di loro, con ogni probabilità, continuerà ad amministrare i propri risparmi come ha sempre fatto per decenni, con la differenza che si troverà a spendere molto di più.” conclude Bertollo.
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