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  • domenica 29 dicembre 2024

Crisanti: “Situazione molto preoccupante, lo dicono i numeri”

 


“La situazione è sicuramente molto preoccupante, lo dicono i numeri. Anche retrospettivamente guardando a come stavamo a fine giugno e luglio, quando avevamo 150 casi, sicuramente i numeri di oggi dimostrano che non si è fatto abbastanza per consolidare questi risultati. A questo punto rimangono le solite misure restrittive, che speriamo riducano i contagi e che non si arrivi a misure estreme di lockdown”. Lo ha detto a Buongiorno, su Sky TG24 Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova.


“Rimane sempre il problema di come consolidare i guadagni fatti riducendo la trasmissione – ha aggiunto -. Una volta ridotta la trasmissione, supponendo di tornare ad avere pochi casi al giorno, quali strumenti abbiamo per tenerli bassi? Altrimenti si continua con questa altalena che è distruttiva per la qualità della vita che per l’economia”.


Per Crisanti “bisogna creare una rete di controllo e di tracciamento sul territorio che permetta di bloccare le catene di trasmissione, altrimenti non se ne esce”. “Questa rete – ha continuato – se c’è sicuramente non è sufficiente e già diverse Regioni hanno ammesso di non essere in grado di fare nessun tracciamento e di non essere in grado di bloccare la trasmissione, questo è il vero problema. Supponiamo di controllare questa ondata in quattro o sei settimane nella migliore delle ipotesti e se tutto funziona, e poi cosa facciamo? Rimuoviamo le restrizioni e i contagi ripartono? Questa catena si rompe soltanto creando un sistema di sorveglianza nazionale omogeneo in gradi di tracciare i contatti che permetta di isolare in maniera sistematica i contagiati”.


Quanto ai tamponi rapidi, per il virologo “hanno dei grossi problemi e a mio avviso non dovrebbero essere usati in azioni né di sorveglianza né di prevenzione. Purtroppo hanno una sensibilità che è intorno al 70%, perché su dieci positivi ne mancano tre”.


Infine, Crisanti sottolinea: mandare messaggi dicendo che avremo il vaccino fra uno o due mesi sicuramente intercetta le aspettative di tutti quanti, ma lo vedo piuttosto irrealistico”. “Forse – ha spiegato – fra due mesi qualcuno dirà che abbiamo un vaccino, ma tra dirlo e fare uno studio pilota e poi distribuirlo passano tanti mesi”.


 

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