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  • venerdì 2 maggio 2025

Caso Arata, l’imprenditore Nicastri sta parlando con i Pm. Nuovi fermi

Caso  Arata, l’imprenditore Nicastri sta parlando con i Pm


Sta collaborando con i pm di Palermo Vito Nicastri, imprenditore alcamese delle energie rinnovabili, ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro, finito al centro di una inchiesta su un giro di mazzette che coinvolge anche il consulente della Lega Paolo Arata.

Due nuovi arresti nell’inchiesta che ha portato in manette il consulente della Lega Paolo Arata, accusato di essere socio occulto dell’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri, ritenuto vicino al latitante di Cosa nostra Matteo Messina Denaro. Si tratta di Giacomo Causarano, ex funzionario dell’assessorato regionale all’Energia, e dell’imprenditore milanese Antonello Barbieri. Causarano, il cui nome era già venuto fuori nei mesi scorsi, è accusato di corruzione. Barbieri di intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e corruzione: sarebbe socio occulto di Arata e Nicastri. Sia Causarano che Barbieri sono ai domiciliari. Intanto sull’inchiesta ci sono nuovi sviluppi e nuovi arresti. 
La Dia di Trapani ha infatti arrestato Giacomo Causarano, ex funzionario dell’assessorato regionale siciliano all’Energia, e l’imprenditore milanese Antonello Barbieri.


Per Causarano l’accusa è di corruzione, mentre Barbieri, sospettato d’intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e corruzione, sarebbe stato in società con Arata e Nicastri.


Entrambi sono stati posti ai domiciliari.


L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo e condotta dalla Dia di Trapani, ha fatto luce su un presunto giro di mazzette alla Regione Siciliana. In particolare, Arata e Nicastri avrebbero pagato diversi funzionari regionali per avere in cambio agevolazioni nei loro affari nel campo delle energie rinnovabili. Nell’indagine erano già stati coinvolti nelle scorse settimane anche dei figli di Arata e Nicastri, Paolo e Manlio, nonchè un altro funzionario regionale siciliano, Alberto Tinnirello.


Sarebbe stato Causarano l’anello di congiunzione tra Nicastri e Tinnirello che firmava le autorizzazioni necessarie all’imprenditore per la realizzazione di due impianti di biometano. Il progetto era ottenere l’Autorizzazione Unica da parte della Regione.


La cifra su cui si sarebbero messi d’accordo sarebbe stata di mezzo milione di euro, e i primi 100mila euro sarebbero già stati consegnati. La restante parte doveva essere versata alla firma dell’autorizzazione. Gli impianti dovevano essere realizzati a Francofonte, in provincia di Siracusa, e a Calatafimi, nel Trapanese. Ma una volta ottenute le autorizzazioni, Nicastri aveva intenzione di rivendere il progetto, Un affare che gli sarebbe valso tra 10 e 15 milioni.
Barbieri, invece, sarebbe stato socio di Nicastri fino al 2015, poi avrebbe ceduto le sue quote ad Arata per 300mila euro.
I magistrati palermitani hanno trasferito a Roma la tranche dell’indagine che ipotizza il pagamento di una tangente di 30mila euro all’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri per l’approvazione di un emendamento che avrebbe dovuto far ottenere finanziamenti ai due soci.


 

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