Camere Penali, Matteo Renzi a Brescia accanto ai penalisti italiani, mentre l’ANM dichiara guerra aperta a Bonafede
Matteo Renzi sarà a Brescia, all’Auditorium della Camera di Commercio, all’Inaugurazione ufficiale dell’Anno Giudiziario dei Penalisti Italiani, il più solenne appuntamento giuridico che gli avvocati italiani si danno ogni anno in Italia, e dove l’ex premier spiegherà ancora una volta al Paese le ragioni di Italia Viva in tema di prescrizione e di riforma del processo penale. Posizioni abbastanza chiare ormai quelle di Matteo Renzi, che al ministro della giustizia Alfonso Bonafede da settimane ripete senza nessuna mediazione, cercandogli di far capire che la riforma della prescrizione così come decisa è una burla al diritto e alla Costituzione, e che oggi Matteo Renzi ripeterà ancora una volta da questa assise nazionale che si preannuncia come una immensa platea antiriforma-Bonafede. Alla fine, lo scontro sarà durissimo, e Renzi lo ha fatto ben capire ieri sera a Italia Sera, il programma di Barbara Palombelli su Rete Quattro, precisando che la sua partecipazione al convegno di Gian Domenico Caiazza non è assolutamente casuale. Ma contemporaneamente a questa grande assise nazionale dei penalisti italiani, l’Associazione Nazionale Magistrati esce finalmente dal silenzio istituzionale di questi mesi, a cui il Presidente Luca Poniz sembrava averla relegata e “costretta per fini istituzionali”, e lancia nello stagno del dibattito parlamentare italiano un sasso che questa volta fa davvero tanto rumore e crea una sorta di tsunami. E’ una nota ufficiale della Giunta Esecutiva che chiarisce l’insofferenza che i magistrati italiani vivono in queste ore nei riguardi del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, e della “sua” riforma del processo penale: “Siamo stati costretti, nostro malgrado -sottolineano i magistrati italiani nella loro nota di protesta a Bonafede- a comunicare al Ministro della Giustizia che non parteciperemo al Tavolo tecnico convocato per il 26 febbraio 2020 e che, fino a quando nel testo del ddl saranno contenute previsioni di questo tipo, riteniamo di non poter avere alcuna interlocuzione e di non poter continuare a fornire il leale contributo fino ad ora prestato nell’elaborazione delle proposte di riforma”. Il messaggio non poteva essere più chiaro di così, e conoscendo lo stile e il garbo istituzionale del Presidente Luca Poniz c’è da credere che non sarà certamente l’ANM a fare un passo indietro, e che la guerra su questo fronte sarà dura davvero. “Ciò che rende inaccettabile il testo normativo nel suo complesso -sottolinea la Giunta Esecutiva ANM contro la riforma Bonafede- e che impedisce, allo stato, ogni possibilità di confronto e interlocuzione, è che tali previsioni sulla durata delle indagini e dei processi siano accompagnate dall’introduzione di ulteriori sanzioni disciplinari a carico dei magistrati”. Per i magistrati italiani “si tratta, nella sostanza, di una ‘norma manifestò, di uno slogan che si traduce in un ingeneroso e immeritato messaggio di sfiducia nei confronti dei magistrati italiani, che cede alla facile tentazione di scaricare sui singoli le inefficienze del sistema che, come tali, sono, invece, esclusiva responsabilità della politica; e che, in modo disinvolto, rischia di suscitare, soprattutto nei magistrati più giovani, la tentazione di una risposta di giustizia di carattere ‘difensivo’ e burocratico, ancora una volta con l’evidente conseguenza di non rendere un buon servizio ai cittadini”. Sarebbe curioso capire o sapere cosa ne pensa il Ministro Bonafede di questo assunto, che è non è da poco e che chiama in causa la riforma nel suo complesso, ancora molto lacunosa, assolutamente approssimativa, e certamente “populista” nel senso peggiore della parola, da qualunque angolo la si legga o la si analizzi. “Queste, e tante altre, - precisa la Giunta Esecutiva dell’ANM- le ragioni che abbiamo illustrato nel corso dei recenti incontri avuti al Ministero e che, purtroppo, nonostante una dichiarata attenzione e condivisione, sono rimaste, nella sostanza, del tutto inascoltate”. E’ difficile non dar ragione al Presidente Luca Poniz quando sottolinea che l’Associazione Nazionale Magistrati “è da sempre consapevole del fondamentale ruolo di interlocutore sulle proposte di riforma riguardanti il diritto sostanziale, il processo civile e penale e l’ordinamento giudiziario”, ma un Ministro non può fare di testa propria quando in gioco c’è il concetto del diritto e la tutela della costituzione, e lo stesso vale per la riforma della prescrizione, e anche su questo l’ANM ha espresso dure critiche al lavoro di Bonafede. L’Associazione Nazionale Magistrati chiarisce ancora “ANM ha sempre offerto il proprio contributo di carattere tecnico, arricchito dall’esperienza concreta, maturata attraverso l’esercizio della funzione giurisdizionale, in condizioni, peraltro, sempre più critiche. Su questi presupposti, abbiamo finora partecipato, cercando di fornire il nostro contributo in maniera leale e costruttiva, ai "tavoli tecnici" convocati dal Ministro della Giustizia. Abbiamo sostenuto le nostre idee, avanzato le nostre proposte, ascoltato le ragioni dei rappresentanti delle altre categorie, accettando che alcune delle nostre proposte non fossero accolte e che nei testi elaborati fossero contenute anche previsioni rispetto alle quali abbiamo argomentato il nostro motivato dissenso”. Tutto liscio? Assolutamente no, anche se Bonafede fa finta di non capire e prova ad andare avanti lo stesso. “Su due profili della riforma licenziata dal Consiglio dei Ministri abbiamo però espresso immediatamente la nostra più assoluta contrarietà, e puntualmente illustrato le numerosissime ragioni che ce li hanno fatti sempre definire irricevibili. Si tratta – precisano i magistrati- della semplicistica idea, apparentemente frutto di una visione ingenua del processo, di determinarne per legge la durata, trattando allo stesso modo vicende di complessità molto diversa e dimenticando che uno dei fattori della durata dei processi è anche lo scrupolo nell’accertamento dei fatti e, in ultima analisi, la necessità di apprestare una piena tutela dei diritti dei cittadini, siano essi parti di un giudizio civile, imputati o persone offese”. Come dar torto alle posizioni del Presidente Poniz? Un cittadino che aspetta giustizia non può essere legato a dei tempi tecnici “obbligati”, che il magistrato potrebbe anche non rispettare per eccesso di scrupolo, qui non è più in gioco l’equilibrio del Governo Conte o la credibilità di uno dei suoi ministri, qui è in gioco il diritto primario alla giustizia. Ma c’è un passaggio della loro lettera a Bonafede che chiarisce una volta per tutte questo grande equivoco: “ Frutto della stessa irrealistica idea di ottenere una riduzione dei tempi attraverso astratte e generalizzate previsioni di legge, è la nuova disciplina della durata delle indagini preliminari, accompagnata dalla pericolosissima "sanzione processuale" della ostensibilita’ degli atti di indagine, che avrà come inevitabile effetto il depotenziamento del contrasto alle forme più articolate e aggressive di criminalità, organizzata e non, ancora una volta con danno per l’intera collettività. Ma ciò che rende inaccettabile – insistono ancora i magistrati- il testo normativo nel suo complesso e che impedisce, allo stato, ogni possibilità di confronto e interlocuzione, è che tali previsioni sulla durata delle indagini e dei processi siano accompagnate dall’introduzione di ulteriori sanzioni disciplinari a carico dei magistrati”.
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