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  • martedì 29 aprile 2025

Prestiti, squilibri territoriali nella concessione. Rischio usura nel Mezzogiorno. L’analisi della Fabi

 


 


Ci sono squilibri territoriali “nella concessione di prestiti e forte rischio usura” soprattutto nel Mezzogiorno. Lo afferma la Fabi sulla base di un’analisi sul credito durante l’emergenza sanitaria. In un momento in cui “il sostegno finanziario di famiglie e imprese riveste un’importanza vitale e il fattore tempo gioca un ruolo chiave, le disparità economiche già così ampie a livello territoriale continuano a rimanere marcate e trovano conferma nell’analisi dei dati”.  Dall’inizio della pandemia e fino alla prima metà di novembre “sono state presentate 1.252.662 domande per un importo complessivo di 101,2 miliardi. Sono 277.560 le richieste di finanziamento fino a 800mila euro per un totale di 82,2 miliardi (296.284 euro l’importo medio), mentre sono 975.102 le richieste di finanziamento fino a 30mila euro (19.582 euro l’importo medio). Confrontando il numero delle misure concesse nelle diverse regioni, lo scenario appare decisamente non omogeneo”.  Gli estremi “sono dati da un lato da Lombardia ed Emilia-Romagna, regioni che hanno ricevuto più di un terzo del totale e dall’altro, da Molise e Basilicata, regioni che invece faticano a beneficiare del supporto finanziario derivante dalle misure introdotte”. Il peso preponderante delle regioni del Centro-nord “sembra evidente non solo nelle fasce di prestiti di importo ridotto (fino a 30mila euro) ma anche per quelle di importo maggiore (fino a 800mila euro)”.  I dati “suggeriscono che la diversità nella ripartizione delle risorse finanziarie nell’attuale fase di emergenza spinge il ricorso a forme alternative di finanziamento, anche non legali, soprattutto per i contesti socio-economici più fragili”. Guardando il totale dei finanziamenti, “il 52,7% delle richieste interessa solo quattro regioni (Lombardia 23%, Veneto 11,4%, Emilia-Romagna 10,2%, Toscana 8,2%) dove opera, tuttavia, il 37,7% di Pmi e partite Iva”.


 

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