Suicidio assistito, il Caso Fabo apre la strada. Storica sentenza della Suprema Corte

La Consulta apre al suicidio assistito. È arrivata in serata la decisione dei giudici della Suprema Corte sulla compatibilità con la Costituzione dell’articolo 580 del codice penale che punisce l’aiuto e l’istigazione al suicidio con la reclusione fino a 12 anni. La Corte costituzionale ha previsto "specifiche condizioni e modalità procedimentali", perché l’aiuto al suicidio rientri nelle ipotesi non punibili, "per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili, come già sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018". Il testo della Consulta precisa dunque che l’aiuto al suicidio non è punibile nel caso in cui il paziente sia "pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". I magistrati sottolineano però che sul tema è a questo punto "indispensabile l’intervento del legislatore".Immediato il commento di Marco Cappato, che ha accompagnato Dj Fabo in Svizzera per il suicidio assistito. "La Consulta ha deciso - scrive su Twitter -: chi è nelle condizioni di Fabo ha diritto a essere aiutato. Da oggi siamo tutti più liberi, anche chi non è d’accordo. E’ una vittoria della disobbedienza civile, mentre i partiti giravano la testa dall’altra parte. Vi aspetto al Congresso dell’Associazione Coscioni". E per Tiziana Siciliano, il procuratore aggiunto di Milano che per Cappato aveva chiesto l’assoluzione, ritiene la sentenza "un passo molto importante. C’è la soddisfazione per l’accoglimento di una sentenza, ma dispiace anche che in un anno non ci sia stata una risposta chiara del Parlamento, l’organo indicato dalla Corte come più idoneo a trattare questo tema così delicato".
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