Speranza torna a parlare di politica e non solo di Covid: “Da crisi la via per non essere subalterni alla destra”

“C’è una lezione di fondo che viene da questi mesi di lotta alla pandemia: la nuova centralità dei beni pubblici fondamentali. Dentro la crisi è emerso come ci siano valori non negoziabili che hanno a che fare con l’essenza della vita delle persone. Credo che da qui dovrebbe provare a costruirsi un nuovo pensiero democratico”, dice in una lettera a Repubblica il ministro della Salute Roberto Speranza. “Ai democratici e ai progressisti, serve, a mio avviso, innanzitutto una svolta culturale prima ancora che politica. Occorre definitivamente superare ogni residua forma di subalternità”, dice spronando il campo a ottenere un risultato da questi mesi di crisi. “Anche per il campo democratico questo è il momento giusto. Molto è cambiato in questi mesi. Non avrebbe alcun senso far finta di non vedere. L’epidemia ha stravolto le vite di tanti. Oggi più che mai serve aprire una nuova stagione”. “Ma davvero c’è chi pensa che per questa strada possiamo recuperare il consenso di milioni di persone che hanno deciso di non votare più le forze politiche progressiste? Guardiamo in faccia la realtà. L’emergenza sanitaria ha accelerato la crisi di un modello di sviluppo già duramente messo in discussione dal lungo declino economico iniziato alla fine della prima decade del duemila – aggiunge – È la crisi dell’egemonia del pensiero neoliberista. È la crisi del capitalismo così come si è affermato nel mondo della globalizzazione e dello strapotere della finanza”. “La sfida che è dinanzi ai democratici e ai socialisti è la qualità dell’alternativa che saremo in grado di mettere in campo. Non è un problema di geometrie, di tattica, di manovra politica, ma di idee, valori e visione. La destra, nel mondo, ha elaborato una sua risposta fortemente identitaria. Essa è stata in grado di parlare alle paure, alla rabbia ed alla pancia di milioni di cittadini colpiti duramente dalla crisi economica e sociale che chiedevano semplicemente di essere difesi”. Quindi “ai democratici e ai progressisti, serve, a mio avviso, innanzitutto una svolta culturale prima ancora che politica. Occorre definitivamente superare ogni residua forma di subalternità”.
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