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  • lunedì 28 aprile 2025

Salvini: “Nessun ultimatum di 30 giorni a Di Maio”

 “No, nessun ultimatum. Chi sono io per dare un ultimatum” di 30 giorni a Luigi Di Maio. Il vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in un’intervista a Rtl 102.5, commenta il titolo di apertura di “Repubblica”.


“E ora Salvini dà i 30 giorni a Di Maio” titola stamane a tutta pagina il quotidiano diretto da Carlo Verdelli. In un articolo a pagina due si legge che Matteo Salvini ha imposto, “nelle nuove vesti di premier in pectore” una lista di “sei condizioni inderogabili” al capo politico del M5S Luigi Di Maio.


“O si fa come ordina lui o tutti a casa. Un mese di tempo, la clessidra è già partita”. Salvini – scrive “Repubblica” -, forte del 34% ottenuto alle elezioni europee, vuole “un sì concreto su autonomie, sblocca cantieri, riduzione delle tasse, Tav e riforma della giustizia, oltre che sulla sicurezza”.


Ma non tutto sembra però volgere al sereno, viste le considerazioni fatte immediatamente dopo il risultato del voto  Per ora la strategia non cambia, rispetto ai commenti a caldo: la Lega vuole dettare l’agenda del governo, i Cinque Stelle devono adeguarsi. “Se si allineano, si può andare avanti così. Loro tanto sono degli esecutori, se l’input che arriva è di adeguarsi, non ci saranno problemi”, spiegano da via Bellerio. La palla dunque è nel campo pentastellato, con segnali che nella Lega ancora non si sbilanciano a decifrare: la riunione al Mise che va per le lunghe, il ritorno di Di Battista, il silenzio di Giuseppe Conte. Gli effetti del crollo del M5s sono ancora tutti da vedere.


Fatto sta che Matteo Salvini continua a interpretare il ruolo del concreto uomo di governo: ribadisce la “lealtà” al contratto, ma elenca i temi su cui pretende un’accelerazione. E quindi dl sicurezza, taglio delle tasse, grandi opere a partire dalla Tav. E l’autonomia, con il Piemonte a guida centrodestra che si appresta ad unirsi a Veneto e Lombardia per ricontrattare il rapporto con lo Stato centrale. Poi riforma della giustizia, mettendo in soffitta il giustizialismo Cinque Stelle e “i processi in piazza”. Per ora programmi da realizzare con l’alleato, senza prendere in considerazione pubblicamente ipotesi alternative, a partire dall’autosufficienza sovranista con cui Giorgia Meloni lo sta allettando. Ma certo bisognerà aspettare il vertice di governo chiesto da Di Maio, e aspettare l’assemblea dei parlamentari M5s slittata a mercoledì.


Un banco di prova sulla tenuta dell’alleanza nel nuovo scenario, con i rapporti di forza ribaltati dal voto europeo rispetto ai numeri del Parlamento italiano, arriverà subito. Con la lettera della COmmissione Europea che chiede chiarimenti sui conti pubblici italiani che sarà recapitata a breve. Anche su questo, Salvini ha già dettato la linea: “Bisognerà rispondere con coraggio”, ovvero sforare i parametri di bilancio, tirare dritto rispetto alle richieste di Bruxelles. Anche su questo, bisognerà vedere se l’M5s sposerà il dettato leghista o se terrà sulla linea della responsabilità.



Se l’alleanza terrà, Salvini si prepara già allo scontro con Bruxelles, convinto che il nuovo Europarlamento vedrà un clima diverso. Convinzione che si scontra con le indicazioni che arrivano da Strasburgo, con una maggioranza Ppe, Pse e Alde che sembra pronta a nascere, e un gruppo sovranista che – se anche dovesse superare i 100 eurodeputati come ipotizzato da Salvini grazie all’arrivo di altri partiti – sarebbe tagliato fuori. “ma si può essere incisivi anche da fuori, si può fare politica anche nel Consiglio dei capi di Stato e di Governo”, assicurano dal Carroccio. “L’importante è portare a casa risultati su migranti e politiche economiche”. Resta però lo scoglio di una manovra economica con numeri da brividi: “Il bonus di Renzi che prima o poi andremo a toccare vale 10 miliardi, e poi la Francia è andata al 4% di deficit senza neanche chiedere il permesso”, continuano a ripetere i leghisti, con il loro leader che prende in manolabarra del timone annunciando incontri con parti sociali e mondo produttivo. Ma a parte le distanze con gli stessi alleati sovranisti sulla necessità di allentare il rigore, c’è lo spread che oggi si è riaffacciato oltre quota 300. E la manovra finanziaria potrebbe far arrivare al pettine il nodo di un’alleanza complicata, al di là delle volontà degli alleati.


 

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