Eutanasia, oltre 1000 richieste di aiuto ad associazione Coscioni

Dopo la sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani, è stato riconosciuto il diritto al suicidio medicalmente assistito attraverso il Sistema Sanitario Nazionale alle persone pienamente capaci di intendere e volere, affette da patologia irreversibile fonte di gravissime sofferenze e dipendenti da trattamenti sanitari salvavita. “A fare chiarezza su cosa intendere per trattamenti sanitari salvavita è stato un altro tribunale. Con le motivazioni della sentenza sul caso Cappato/Welby/Trentini della Corte di Assise di Massa, sono state ricomprese tra i trattamenti salvavita anche le terapie farmacologiche e alcune tipologie di assistenza personale senza la quale la persona non potrebbe sopravvivere”.
Il suicidio medicalmente assistito è dunque un diritto riconosciuto in Italia – si spiega in una nota – e disponibile attraverso un iter avviato presso l’Asl, ma, in assenza di una legge che stabilisca in modo preciso il dovere dello Stato di rispettare ed aiutare l’esercizio della libertà di scelta da parte dei malati, non c’è certezza sui tempi ed è forte il rischio di finire comunque alla via giudiziaria. Così il diritto non viene né goduto, né garantito.
Commenti