Debito pubblico, ultime ore per dare una risposta alla Commissione Ue

C’è tempo fino a venerdì per dare una risposta alla Commissione Ue, sui contenuti della lettera arrivata al ministri dell’Economia Tria, che già da ieri è al lavoro nei suoi uffici per dare risposte esaurienti alle contestazioni formualte nelle specifico dai Commissari comunitari. Nello specifico si chiedono chiarimenti all’Italia sul debito pubblico indicando l’entità della deviazione dagli impegni 2018. Ma oltre al ministro Tria si muove anche il resto del Governo, tra questi Giancarlo Giorgetti, che è dovrebbe essere uno dei possibili candidati Commissari Ue, se si raggiungerà un accordo sul suo nome, per il sottosegretario alla presidenza, il confronto con l’Ue rappresenta "un momento di raccordo" nel quale l’Italia "non si limita a recepire indicazioni"; il governo, al contrario, "potrà aprire un confronto". L’accusa nei confronti del nostro Paese è comunque durissima: "Nel 2018 nessun progresso sufficiente sul debito" - Per l’Ue, "l’Italia non ha fatto sufficienti progressi sul debito", ma la missiva non dovrebbe contenere, per ora, alcuna richiesta di misure di bilancio aggiuntive o correttive. Il collegio dei commissari europei, riunito stamattina, ha avuto un dibattito di orientamento, prima delle decisioni che saranno prese la settimana prossima nell’ambito del "semestre europeo" sulla valutazione dei conti pubblici dei Paesi membri. La replica a distanza del sottosegretario della Lega pone al centro gli interessi dell’Italia sul mercato. Per Giorgetti infatti "l’equilibrio senza diritti è un freddo e sterile calcolo: l’equilibrio tra entrate e spese del bilancio deve essere l’obiettivo finale del coordinamento della finanza pubblica". Alla base dell’equilibrio c’è "la necessità di definire e assicurare livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civici e sociali" previsti dalla Costituzione.
Giorgetti, quindi, sottolinea che "gli obiettivi di coordinamento della finanza pubblica non possono tradursi nell’annullamento dell’autonomia e nella compressione dei diritti. Va preservato un margine di autonomia degli enti territoriali". Quando il coordinamento è troppo marcato, ha precisato, c’è "un deterioramento dell’autonomia".
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