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  • venerdì 2 maggio 2025

Autonomia regionale, Conte sgonfia le gomme alle regioni del nord

“Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell’esito del vertice di oggi sull’autonomia. Abbiamo perso un anno in chiacchiere. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma, se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l’intesa”. Parole durissime del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, commentando con una nota l’esito del vertice sull’autonomia.


“Sono deluso anche da quello che ha detto il premier Conte – ha aggiunto Fontana – perché ha ricominciato a fare quelle affermazioni di carattere generale legate alla frammentazione del Paese, quindi a quel vecchio slogan, dimostrando di non voler arrivare a una soluzione concreta”. Fontana ha reagito alle parole del Premier Conte che così aveva sanito il punto sulla trattativa: “Probabilmente i governatori interessati non avranno tutto quello che hanno chiesto ma ci sta, è un negoziato tra Stato e Regioni. Che lo Stato debba perdere tutte le competenze – spiega – non è il mio auspicio. Il mio filo conduttore è pensare che chiunque sarà in questa cabina di regia ha bisogno di realizzare precise strategie che sono nazionali. Per programmare la crescita economica io devo realizzare politiche a livello nazionale, se io delego tutto alle regione quale strategia a livello nazionale posso fare? Credo sia giusto invece cedere tutte le funzioni che possono essere anche più efficacemente svolte a livello nazionale”. Nel corso della trattativa era stato anche stralciato l’articolo 12 del testo Stefani , fortemente voluto dalla Lega ma contrsatato dal M5S, che prevedeva l’assunzione diretta dei docenti su base regionale, come chiedeva la Lega. E’ quanto si apprende da fonti di maggioranza.


Questo era uno dei nodi sul tavolo che aveva visto la contrarietà del M5s. Era stato rilevato anche un profilo di incostituzionalità all’ultimo vertice evidenziando una Sentenza della Corte Costituzionale 76/2013 (redatta allora da Sergio Mattarella).


Nello specifico, spiegano le fonti, il personale è escluso dalla regionalizzazione, non ne viene toccato in nessun modo; il sistema di istruzione rimane unitario; nessun trasferimento di risorse dallo stato alle regioni con riferimento all’istruzione.


 


 

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