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  • mercoledì 30 aprile 2025

Sangalli (Confcommercio): “La partita della crescita non si può giocare con un uomo in meno”

"Se vuoi vincere la partita della crescita, non puoi giocare con un uomo in meno, senza le risorse del Mezzogiorno". Sono le parole del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, alla presentazione dello studio ’Nord Italia verso l’Europa, Sud altrove’. La crisi dell’Italia meridionale, aggiunge il presidente di Confcommercio, "incide un po’ meno nel commercio e nel turismo, settori che in quest’area riescono ancora a sostenere Pil, occupazione e consumi". "Per ridurre i divari territoriali - aggiunge - non servono politiche assistenziali ma occorre e migliorare l’accessibilità, le infrastrutture e sfruttare al meglio i fondi strutturali europei puntando sul turismo". Negli ultimi dieci anni il Pil pro capite del Sud è calato del 10% a fronte dell’1,9% del Nord-Est."Un’economia ferma e senza una vera prospettiva di ripresa aggrava i problemi strutturali del mezzogiorno allontanandolo sempre più del resto del Paese", afferma Sangalli. Ma vediamo cosa dice lo studio di Confcommercio: il Mezzogiorno del Paese si sta ‘svuotando’ sempre di più ed è visto come un luogo di passaggio per chi ha la possibilità di andare altrove. Se negli ultimi 20 anni i residenti italiani sono cresciuti di 3,5 milioni di unità (anche ma non solo grazie all’immigrazione), nei prossimi rischiamo di perdere un milione di residenti. Lo spopolamento è destinato ad aumentare in base alle dinamiche demografiche registrare dall’Istat. ingigantendo un problema che secondo Confcommercioè “sottovalutato per le città e per il commercio“.


E non solo, ha spiegato il responsabile dell’Ufficio Studi Mariano Bella, visto che in 40 anni raddoppierebbe la quota di residenti con oltre 60 anni. “Questo –  ha spiegato – cambia il modo di consumare e il modo di vivere, anche e soprattutto nelle città. E se nel Nord la popolazione tiene abbastanza, dal Sud sono praticamente scomparse oltre 222mila persone, cioè sui 300mila residenti persi in 4 anni (dal 2015 al 2018) quasi il 75%, cioè i 3 quarti, sono persi dal Sud. Al Nord Ovest, tale quota scende a 30.861, al Nord Est a 4.552 e al centro 42.526. L’Italia centrale e settentrionale hanno già raggiunto l’obiettivo di Lisbona 2020 di un tasso di occupazione del 67%, mentre il Sud è ancora al 48,2% nel 2018, con meno di metà delle persone tra i 24 e i 64 anni occupate. Al Nord Est la quota è più alta di quasi 25 punti rispetto al Mezzogiorno (73%), al Nord Ovest è del 71,6% e al Centro del 67,8%, mentre la media nazionale si attesta così al 63%.Il Mezzogiorno perde sia in termini di valore aggiunto che di consumi.


 


 

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