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  • sabato 3 maggio 2025

Pane e pasta, produttori penalizzati da squilibri della filiera. La denuncia Cia

 


Per ogni Euro speso in pasta dal consumatore, sulla base di una media calcolata nell’arco degli anni 2008/2018, 24,1 centesimi sono destinati al produttore agricolo; 6,4 centesimi al Molino; 37,9 centesimi al Pastificio; 31,6 centesimi alla distribuzione. Per ogni Euro speso in pane dallo stesso consumatore, questa volta sulla base di una media calcolata tra il 2014 e il 2018, 8,6 centesimi sono destinati al produttore agricolo; 2,9 centesimi al Molino; 34,o centesimi ai produttori di pane sfuso all’ingrosso; 54,5 centesimi alla distribuzione (vendita al dettaglio).


Questo il dato emerso a seguito di uno studio condotto da Ismea-Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, Ente pubblico vigilato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Tale studio ha ricostruito, sulla base di dati inconfutabili, la catena del valore nella filiera frumento duro-pasta e nella filiera frumento tenero-pane chiarendo come si ripartisce il valore creato lungo lafiliera tra i vari attori: produzione agricola, molini, pastifici, distribuzione.


Dallo studio è risultato, dunque, un forte squilibrio all’interno delle filiere in termini di ridistribuzione del valore che penalizza fortemente sia produttori agricoli che l’industria molitoria.


 


Il Mipaaf stila in nove punti le priorità per l’agricoltura


Innove punti, azioni urgenti per progetto di lungo periodo. Bellanova incontra Comagri Camera e Senato


C’è il reddito, ma anche il ruolo attivo degli agricoltori nella salvaguardia dell’ambiente, in testa alle priorità stilate dalla Ministra per le Politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova, nel corso dell’incontro con le Commissioni Agricoltura di Camera e Senato per la presentazione, appunto, delle linee programmatiche del Ministero.


Dopo ampia premessa che, con numeri alla mano, è servita a ribadire la necessità di rimettere l’agricoltura al centro dell’agenda politica, economica e sociale; il focus dell’intervento è andato sulle azioni urgenti e più importanti, sintetizzate nei seguenti nove punti:


1) Rafforzare la competitività delle imprese garantendo l’invarianza fiscale, rilanciando gli investimenti, favorendo la digitalizzazione e la propensione all’export ed eliminando le barriere di accesso ai fattori terra, credito e capitali in particolare in favore dei giovani e delle donne.


2) Promuovere e valorizzare il Made in Italy nel mondo e impedire i fenomeni che minacciano il valore e la reputazione dei prodotti italiani.


3) Garantire trasparenza ai cittadini sulla qualità e provenienza di alimenti e materie prime utilizzate.


4) Contrastare le posizioni dominanti nella filiera e assicurare una più equa distribuzione dei margini.


5) Assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori con la piena applicazione della normativa sul caporalato.


6) Arginare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni e rafforzare gli strumenti a tutela dei redditi degli agricoltori, valorizzando il ruolo attivo dell’agricoltura nella salvaguardia dell’ambiente e nella prevenzione del dissesto idrogeologico.


7) Favorire processi di innovazione sostenibile, di riduzione degli sprechi alimentari e una più oculata gestione delle risorse naturali anche attraverso lo sviluppo dell’agricoltura di precisione. Accelerare azioni organiche per la difesa del suolo agricolo, per la permanenza dell’agricoltura nelle zone montane e per la conservazione e valorizzazione del patrimonio paesaggistico agricolo e forestale.


9) Favorire l’inclusione attraverso la valorizzazione dell’agricoltura sociale.


L’Italia -ha spiegato la Ministra- detiene alcuni primati europei in agricoltura, a partire dal valore aggiunto, pari a 33 miliardi di euro, che ci mette prima della Francia e della Spagna. Ai prodotti agricoli italiani spettano diversi primati nell’Ue: è italiano oltre il 35% del valore commercializzato europeo di mele e uva, il 47% di kiwi, il 61% di nocciole sgusciate, il 35% di prodotti vivaistici.L’agricoltura rappresenta il cuore pulsante del sistema agroalimentare nazionale, che conta oltre 1 milione di imprese che danno lavoro a più di 1,4 milioni di persone (917 mila in agricoltura e 486 mila occupati nell’industria di trasformazione). Parliamo di circa il 14% del PIL con 219,5 miliardi di euro, compresa la ristorazione.


Le esportazioni di prodotti agroalimentari assumono un ruolo di primaria importanza negli scambi con l’estero dell’Italia: hanno raggiunto un valore di 41,8 miliardi di euro nel 2018, pari al 9% delle esportazioni totali nazionali. Il Made in Italy agroalimentare è protagonista anche nel mercato dei prodotti certificati biologici e in quello delle Indicazioni geografiche, dove vantiamo il primato mondiale dei riconoscimenti, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’origine.


Dobbiamo essere consapevoli -ha incalzato la Ministra Bellanova- di questi punti di forza, anche per essere all’altezza delle aspettative di imprese e cittadini. La nostra azione di Governo intende valorizzare e far conoscere di più e meglio il potenziale del settore, affrontando anche le tante aree da migliorare.


Da qui gli esempi: il calo delle redditività a causa del notevole differenziale di crescita tra i prezzi dei prodotti ed i costi di produzione; i forti squilibri strutturali che penalizzano la componente produttiva e i consumatori. Su 100 euro spesi dal consumatore per prodotti agricoli trasformati appena 3,3 euro sono destinati alla componente produttiva a vantaggio di commercio, logistica e grande distribuzione. E ancora, lo scarso livello di aggregazione dell’offerta: il sistema delle Organizzazioni di produttori ha un ruolo solo nel settore ortofrutticolo spinto dall’OCM, dove comunque, ancora copre circa la metà del valore della produzione ortofrutticola totale. Sebbene, infine, sia in crescita l’interesse dei giovani verso l’agricoltura, testimoniato anche dall’aumento del numero di imprese «giovanili» e dall’aumento delle immatricolazioni alle facoltà di agraria, l’agricoltura italiana soffre particolarmente del fenomeno della senilizzazione: solo l’8% delle aziende agricole ha un capo azienda under 40, per ogni giovane imprenditore ce ne sono 5 anziani.


Ho voluto sottolineare questi dati -ha sottolineato la Ministra- per condividere con voi la necessità di uscire da una logica emergenziale per agire con una visione progettuale di lungo periodo. L’Italia ha bisogno di una nuova strategia agricola da scrivere insieme.


 

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