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  • martedì 29 aprile 2025

La rivolta dei taxi italiani contro il novo Dpcm e le scarse misure di sostegno alla categoria

 


"Tutto chiuso il taxi muore, abbandonati dalle istituzioni", "doveri tanti, diritti nessuno". Questi sono solo alcuni dei tanti striscioni dei tassisti italiani. Sono venuti da tutta Italia, riunendosi sotto il ministero dell’Economia e Finanze a Roma,  per protestare contro i nuovi Dpcm accusati di aver messo in ginocchio un intero settore. Tante le sigle che hanno aderito allo sciopero e partecipato alla manifestazione. Sono circa un migliaio al momento le persone in protesta davanti al ministero. "Siamo partiti da Firenze e siamo qui per protestare nei confronti di questa disattenzione irresponsabile del Governo nei confronti della nostra categoria. Stanno abbandonando il mondo del lavoro. Abbiamo bisogno di aiuti concreti e reali. Non di promesse ridicole", dice all’Adnkronos Claudio Giudici, presidente Nazionale Uritaxi. Sulla stessa lunghezza d’onda Valerio Giacopinelli della Claai (Confederazione Libere Associazioni Artigiani Italiane). "Da Genova a Roma, siam partiti stanotte per stare insieme ai colleghi. Da noi si è fermato il lavoro, dalle navi ai taxi. Ci sentiamo presi in giro. Se non si muove l’economia noi moriremo. Continuando così, prima o poi qualche casino succederà". "Non ce la facciamo più, non abbiamo nemmeno soldi per il carburante. Le famiglie sono sul lastrico. Abbiamo fatto proposte - dice Riccardo Cacchione di Usb tassisti - abbiamo messo nostri mezzi per trasportare malati oncologici, a nostre spese abbiamo messo in sicurezza i taxi. Se non cambierà la situazione questa sarà soltanto la prima di tante manifestazioni".


 

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